Questione di parità
«Mi sono sposata con l’idea di non ricalcare le orme di mia madre, che pur ammiro, ma che ha troppo rinnegato sé stessa per la famiglia. Mi piace il mio lavoro e ci tengo ai miei spazi personali. Ciò nonostante, da quando è nata Lisa, ho dovuto sacrificare il lavoro e la mia libertà. Alla fine sono stata anche contenta di farlo, però riflettevo come è diverso per mio marito che più o meno è tornato alla normalità della vita precedente. È realistico puntare alla parità?».
Simona – Firenze
Parità è il papà e la mamma con la propria specificità, ciascuna insostituibile per il bambino. Egli ha diritto a condividere le proprie esperienze di vita con tutti e due i genitori. Infatti entrambi sono responsabili della sua crescita ed educazione con un ruolo naturalmente diverso. Oggi molti uomini partecipano alla gestione della casa e alla cura dei bambini, anche se spesso è la donna quella a cui è richiesto di scegliere tra lavoro e famiglia.
Tuttavia la responsabilità di avere dei figli, che nei momenti di maggiore stanchezza comporta tanti sacrifici per la donna, è una possibilità smisurata per amare il proprio bambino e condividere tutto con lui. La maternità è un privilegio e una gioia che oggi molte donne riscoprono, forse perché diventa non più tanto scontata…
In Italia c’è una normativa che permette al padre, tanto quanto alla madre, di dedicarsi alla famiglia; tuttavia i papà che sfruttano i congedi sono quattro su cento. Questo avviene per motivi economici: gli stipendi più consistenti in genere sono dell’uomo, dunque col congedo di paternità, retribuito al 30 per cento, la famiglia non guadagna a sufficienza; e per motivazioni culturali: la madre tradizionalmente si sente responsabile per la famiglia e difficilmente un datore di lavoro accetta i congedi parentali del padre.
In alcuni Paesi europei, dove le politiche di conciliazione tra lavoro e famiglia cercano di favorire la parità, rendendo obbligatorio ad esempio il congedo di paternità, si è notato che ciò favorisce la presenza delle donne nel mercato del lavoro, aumentano le nascite, diminuiscono i divorzi.
Un amico mi racconta la sua esperienza: «Quando la mia ditta è stata smembrata in due, per molti di noi operai è cominciata la cassa integrazione. Per me è stato ovvio prendere in mano la crescita dei nostri tre bambini. Lucia invece aveva subito ripreso il lavoro a tempo pieno. Ho imparato ad avere una grande dimestichezza con pappe e pannolini, asilo nido e scuola materna. Per necessità abbiamo invertito i ruoli in modo radicale, ma pur nelle ovvie difficoltà avevamo una grande intesa. Dopo quattro anni ho ripreso il lavoro e da allora abbiamo notato un balzo in avanti nel conciliare in modo armonioso la crescita e l’educazione dei ragazzi».
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