Quello che so sull’amore
L’italiano che prova a fare film in America, cioè Gabriele Muccino, esce in sala con Quello che so sull’amore. E cosa sa sull’amore il quarantenne Gerard Butler, ex star del calcio, che prova a ritessere l’affetto con la ex che l’ha mollato e il bambino che si trova senza un padre di fatto? Un adolescente vissuto troppo a lungo per sé stesso, a 40 anni decide di diventare uomo, anche se lo corteggiano donne come Catherina Zeta-Jones e Uma Thurman? Sembra di sì e la storia, dalla lacrima facile e furbetta, scorre sino alla fine senza eccessivi fulgori. Muccino ha detto che gli americani ci hanno messo le mani pesantemente sul suo film. Se è così, si vede… Comunque, piacerà a chi una volta tanto vede gli uomini rivalutati e un poco di speranza aleggiare sul mélo della storia di un amore ricercato. Quello che Muccino sa è che si può sempre ricominciare, nell’amore. Speriamo anche nel cinema, perché negli Usa il film non è andato troppo bene. Forse perché loro amano più il baseball del calcio?
L’America, ancora. A Royal weekend, diretto con sagacia forse troppo esperta da Roger Michell, racconta del presidente Roosevelt dietro le quinte. Ovvero come il presidente Usa si preparò a ricevere nel 1939 i reali d’Inghilterra. Quando il cinema indaga la storia rischia di far spesso acqua. Qui indugia sull’attività amatoria – un vero club di adoranti signorine – dell’uomo in carrozzella, circondato da un madre arcigna e da una moglie ancor più arcigna. Tutto vero? Pare di sì, stando alle memorie di una di queste signorine, trovate alla morte di lei: note agli storici e meno al grande pubblico, almeno italiano. Insomma, i potenti hanno la loro doppia vita: ma è roba vecchia. Così il film scivola sui toni leggeri della commedia divertita – e a tratti divertente – dove Bill Murray e Laura Linney tratteggiano con disinvoltura le avventure del presidente nel cielo sereno degli Usa, tra un sigaro e un bicchierino. Per chi ama un pomeriggio o una sera a base di divertimento non troppo impegnativo.
Impegnativo invece, eccome, per quasi tre ore il filmone tratto dal lungo romanzo di Mitchell Cloud Atlas (Tutto è connesso) e diretto da Lana Wachowski, Tom Tykwer e Andy Wachowski. Quattro personaggi – Tom Hanks come fil rouge – dal 1846 al 2300 che si trovano e si ritrovano in narrazioni complesse, fra musiche, fantasmi, selvaggi e supermondi. Per quanto complesso e zeppo di flashback costanti che richiedono molta attenzione, il film naviga sull’onda di uno gnosticismo new age che mette insieme reincarnazione, animismo, razionalismo deista e altro ancora… Ossia, una visione dei corsi e ricorsi della storia dei singoli e dell’umanità dove alla fine, sembra, l’amore solo vince. Sontuoso e ben recitato, spettacolare al massimo, e denso della mescolanza ideologica e pseudoreligiosa oggi tanto di moda, il film racconta e racconta…Vi risparmiamo le singole storie, alcune delle quali hanno delle trovate eccitanti e originali… Se avrete la pazienza delle tre ore. Che possono essere distensive, per chi abbia la mente spoglia.