Quello che cerchi

Marco Puccioni è un regista che, formatosi in una scuola del cinema americano indipendente, sente l’importanza di tener presenti i diritti umani. Questo suo primo lungometraggio è il percorso di un uomo confuso, che ha un passato non chiaro e che si interroga sul futuro. Spinto dal desiderio di ricerca, ama fare l’investigatore privato. L’indagine affidatagli lo coinvolge sempre più, perché il giovane seguito potrebbe essere suo figlio, nato dal suo primo grande amore. Questo giovane è emblema di quanti oggi soffrono, come figli, a causa delle scelte irresponsabili compiute dai genitori. È spinto da ideali di giustizia, un no-global, ma si lascia andare sovente ad atti irrazionali ed anche violenti. Varie e prolungate sequenze lo mostrano insieme a gruppi di coetanei, pieni di vitalità, ma euforici per la musica. La realtà, di cui le agili tecniche di ripresa riescono a cogliere molti aspetti, quasi rubandoli al veloce svolgersi dei fatti, si mescola alle immagini deformate ad arte, che captano stati d’animo eccitati e preoccupanti. Il racconto, con la sua atmosfera fuori dal tempo, è decisamente metaforico. Le ripetute citazioni della sabbia sul corpo e degli arti come radici, che si allungano nella terra, alludono in qualche modo a un destino di morte, intesa come ritorno al grembo della natura. La fuga continua dalla polizia e dalle sue telecamere è fuga dal controllo della ragione e la liberazione degli animali dello zoo è irruzione delle potenze incontrollabili degli istinti nei territori delle certezze. L’incidente mortale diventa inevitabile. Eppure l’investigatore riesce a lasciare al probabile figlio un’eredità, quella del suo amore che non mira al tornaconto personale, pagando con la propria vita. E il film, che ha avuto diversi riconoscimenti ed è apprezzabile per la novità dello stile dovuto all’accostamento di procedimenti diversi di ripresa, vale soprattutto per la capacità con cui, partendo proprio dal disorientamento attuale, evidenzia il bisogno, sentito da molti, di aiutarsi e di stringersi in rapporti di amicizia disinteressata. Regia di Marco Simon Puccioni; con Marcello Mazzarella, Antal Nagy, Stefania Orsola Garello.

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