Quelli che vacillano

Anniversario Lory parcheggiò con cura l’automobile in garage, poi sentì un forte bisogno di silenzio e di ritrovare le fila della sua semplice esistenza. Appoggiò le braccia al volante e chiuse gli occhi. Non un rumore, non una voce a turbare quel soffio fugace di malinconia. Lory avrebbe dovuto salire a casa, dal figlio che l’aspettava, e prima ancora, informarsi delle condizioni di salute dell’anziana del primo piano, che sarebbe stata sulla soglia a controllare il viavai condominiale, come una solerte portinaia. Invece stava ancora lì, in garage, e aveva bisogno di rivedere le condizioni dell’animo, riprenderne sobriamente possesso, ricordando. Era l’anniversario di matrimonio. Forse anche quell’anno non avrebbe festeggiato. Lei e Max erano sposati da dieci anni, pochi? Già tanti? Comunque, un buon momento per fare verifica… Ma probabilmente nessuno avrebbe ripreso i ricordi di quel giorno felice, perché i tempi erano cambiati e c’era aria di insofferenza fra loro. Un muro impenetrabile Il flash-back le permetteva di rivedersi e un acuto bisogno di tenerezza la riportò ai gesti di accoglienza e di comprensione dei primi tempi di quel matrimonio, che poggiava su basi solide e sulla fede. Innanzitutto in Dio e nella sua volontà che li aveva voluti insieme, almeno questo Lory aveva sempre pensato, anche dopo l’arrivo di un bimbo, desiderato e atteso da entrambi con l’entusiasmo dei vent’anni. Poi qualcosa era franato. Raccolse il tremito dell’anima, al pensiero di quello che stava cercando di fare: in quella particella di silenzio catacombale, avrebbe voluto ritrovare la forza di un impegno, preso dieci anni prima, che ora però doveva respirare senza il sostegno, almeno palese, della condivisione e della comprensione reciproca. Lory avrebbe voluto mantenere la sua promessa sponsale, pur con la consapevolezza di non essere riuscita a capire l’altro e di averne perso le coordinate. Si accorse di aver già fatto un passo avanti: non stava attribuendo colpe a nessuno ed era disposta a mettersi in discussione. Solo voleva capire, se possibile. Come affrontare l’incomprensione e la lontananza che caratterizzava il loro rapporto? Anche lui si sentiva soffocare da una vita insieme fatta di dubbi e senza slanci? Forse doveva proporgli una separazione… per incompatibilità? Il dubbio l’assaliva spesso in quel periodo, e sentiva che doveva affrontare una situazione difficile: era disposta a sceglierlo ancora, ogni giorno? E lui sarebbe stato capace di ripetere questa scelta totale e generosa? Alcune volte si ritrovava senza forze, con l’impressione di non sapere dove dirigersi, così impotente, come di fronte a un muro alto e impenetrabile! Parola di vita Poi, qualche pomeriggio prima, il suo cammino incerto si era incrociato con un foglietto piccolo e all’apparenza insignificante, scivolato sulla sua scrivania: Il Signore sostiene quelli che vacillano e rialza chiunque è caduto. E Lory aveva bisogno proprio di Qualcuno a cui rimandare tutta quella patina di malinconia, che accompagnava la sua disfatta, la sua incapacità di salvare più niente e nessuno: aveva ritirato le sue armi, non voleva più combattere, perché non sarebbe servito a nulla. Aveva perso! Ma su questo mare in tempesta era sorta quella parola di vita, si era posata un’alba di speranza: le stavano dicendo che poteva gettare ogni preoccupazione nel Padre. Non che sia facile crederci, ma se mi fidassi, se abbandonassi la lotta per un momento… Lasciamo che sia quel Dio che ci ha voluto insieme, a dirigere i nostri passi, pensò Lory. Cercò nella borsa il foglietto con la parola di vita… Perché trattenere quelle braci ardenti nelle mani, con il rischio di bruciarsi? Meglio rimettere tutto in lui. Ora risentiva quel senso di liberazione e di consolazione avvertito con sorpresa alla lettura della parola di vita, ora si sentiva capace di riappropriarsi della gioia di trovare un’ alternativa allo scoraggiamento. Adesso, subito – recitò a voce alta -, sono disposta a ricominciare, a credere nella possibilità di recuperare l’amicizia, la fiducia e non a far scorrere la vita aspettando. Aveva bisogno di testimoniare l’amore per la vita che le bruciava da sempre dentro, per trasmettere al loro figlio la fiducia nel futuro. Adesso, subito, ripeté, riponendo il foglietto. Senza ascensore Lory aprì la portiera e sorrise per l’assurdità della situazione. Riflettere, pregare, in un garage: poteva essere una ben strana pratica, davvero! Si accorse di sospirare di sollievo. Le scale la dividevano dalla disponibilità che avrebbe regalato a piene mani: il figlioletto l’aspettava per l’ennesima partita e l’avrebbe subissata di aggiornamenti sulla sua giornata, poi il riordino della casa, il telefono che avrebbe cominciato a squillare e poi, la cena… La cena!, aveva esclamato Lory a voce alta. Non era passata al supermercato ed ora… avrebbe inventato qualcosa, ripassando il contenuto del frizer. Uscì dall’abitacolo e poi dal garage; il vecchio palazzo non aveva ascensore e la signora anziana del primo piano era lì, sul pianerottolo, come al solito, al suo posto di osservazione con il sorriso bonario, avvolta però, quel pomeriggio, da un insolito profumo di focaccia appena sfornata. Oggi sono in gran forma e le ho preparato una torta salata, quella che piace tanto a suo marito, con gli spinaci. Spero le faccia piacere, lei è sempre così gentile e paziente con me. Un’ondata di calore buono invase Lory: per fortuna non c’era l’ascensore, nel vecchio condominio! Stasera, signora venga su da noi a cena: è il nostro anniversario di matrimonio e vedrà, non mancherà anche un dolce. Lo preparo subito. Fra due ore sarebbe tornato Max, l’uomo a cui aveva donato quel progetto di vita, che voleva vedere felice, fiducioso del loro cammino. Si sentiva ora così leggera, mentre ascoltava i passi precipitosi del bambino che le correva incontro: l’aveva sentita arrivare. Si rivolse a Qualcuno: subito, anche tu non perdi tempo, mi prendi sul serio, subito.

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