Quelli che però è lo stesso
Silvia Dai Pra’ - Laterza
Racconto in prima persona di ideali infranti, di fallimento esistenziale e professionale, del rapporto dell’autrice, insegnante, con gli studenti figli del degrado sociale e culturale in cui tutti sembriamo precipitare ogni giorno di più. Giovani senza futuro, dal linguaggio triviale, povero, inadeguato, davanti alle ipocrisie della scuola che li dovrebbe educare e del mondo adulto verso il quale sono incamminati.
Ne emergono profili intensi, di apparente squallore ma capaci di proiettare brevi lampi di luce sul cammino della vita. A custodire questi ragazzi una scuola allo sbando, con insegnanti demotivati, precari da così tanto tempo che quasi non lo ricordano più, con trenta alunni per classe che, se non li lasci giocare a carte, rendono impossibile la lezione. E dirigenti preoccupati di garantire un’immagine di qualità tutta artificiale.
Lo scontro con tutto ciò è durissimo, c’è da chiedersi se sia ancora possibile cambiare qualcosa. Eppure quello dell’insegnante è simile al lavoro del contadino: si semina, ma non si sa se e dove crescerà la pianta.