Quella stanza al Gemelli

Alcuni si sono chiesti se i giornalisti anche questa volta non abbiano esagerato. C’erano davvero tutti di fronte all’atrio del policlinico Gemelli. Anche le televisioni arabe. E gli anchorman più famosi del mondo. Tutti lì, microfono alla mano e satelliti in azione per rilanciare ogni pur piccola notizia, che potesse rasserenare il mondo sulla salute del papa. A uscire per prima – almeno in Italia – è stata l’Ansa con un flash (si chiamano così le notizie contrassegnate da tre stelline per indicare assoluta priorità) lunedì 1 febbraio alle 22.17: Papa: ricoverato per precauzione al Gemelli. Nonostante l’ora, l’evento conquista le prime pagine dei giornali. Dal francese Le Monde agli americani New York Times e Wall Street Journal. Stanno sull’evento anche Bbc, Cnn, Cbs e Sky News. E la notizia è seguita anche in Cina, India e Arabia Saudita. Il giorno dopo, il direttore della sala stampa Navarro-Valls precisa che Giovanni Paolo II è stato ricoverato per una complicazione della sindrome influenzale che lo aveva tenuto a letto da tre giorni. I bollettini medici parlano di laringotracheite acuta e crisi di laringospasmo. È una complicazione che deve aver preoccupato l’entourage del papa considerando il suo già delicato stato di salute e l’età. Fin qui la cronaca. Che tutti abbiamo seguito alle radio, in tv, sui giornali. Rientrata l’emergenza, in molti si sono chiesti se l’esposizione mediatica dell’evento non sia stata esagerata. In effetti ci sono state delle esasperazioni: dalla calca dei cronisti sui personaggi in uscita dal Gemelli alla caccia degli appartamenti sfitti in zona Vaticano. Nulla di tutto questo può essere giustificato, però non sorprende. Quando il papa andò negli Stati Uniti, il Washington Post lo definì l’uomo più importante del mondo. È chiaro quindi che se l’uomo più importante del mondo si ammala, tutto il mondo si ferma a… guardare. Chi ha avuto la possibilità di seguire il papa nei suoi pellegrinaggi, è abituato a fare i conti con bagni di folle e manifestazioni di affetto straordinarie. È stato così anche quando andò in Francia, e tutti gli avevano pronosticato un’accoglienza fredda e indifferente che i fatti smentirono in pieno. Il ricovero al Gemelli ha illuminato come non mai la figura di Giovanni Paolo II. Innanzitutto ha messo ancor più in evidenza chi è Karol Wojtyla. La sua vita costellata di malattie e ricadute ha insegnato al mondo che il magistero del papa non sta nel potere di guidare una chiesa, ma nella forza spirituale di condurla per mano in mezzo alle traversie della storia dell’umanità. Lo ha detto lui stesso affacciandosi per l’Angelus alla finestra del Gemelli: Così, anche qui in ospedale, in mezzo agli altri malati, ai quali va il mio affettuoso pensiero, continuo a servire la chiesa e l’intera umanità. La sua tracheite acuta invece di indebolirlo, lo ha quindi rafforzato, non fosse che per quell’affetto planetario che lo ha avvolto fin dal suo primo giorno di ricovero. Un’onda di riconoscenza, di amore, di trepidazione, di incoraggiamento arrivata da tutte le parti del mondo. È una cronaca fatta di piccoli gesti. A cominciare da quelle centinaia di mazzi di fiori che hanno riempito il policlinico romano. Con i colori dei fiori sono arrivati auguri e messaggi di solidarietà. I più belli sono quelli dei bambini ricoverati nel reparto di oncologia pediatrica, a poca distanza dall’appartamento del papa. Se questo è l’ospedale del papa – ha detto uno di loro – allora sto nel posto giusto . Alla fine uno di loro s’è addirittura infilato nella sua stanza per chiedergli, serio serio, di essere guarito. Meritandosi una benedizione speciale. Anche i grandi della terra non hanno fatto mancare attestati di vicinanza. Dalle orchidee di Gheddafi all’omaggio floreale del principe del Kuwait. Non c’è leader politico mondiale che non abbia fatto arrivare un messaggio di augurio, dal presidente francese Chirac a George Bush. Ma quello che ha più ha colpito è stata la reazione delle comunità ebraiche ed islamiche. Può dunque stare al decimo piano di un ospedale e presentarsi alle telecamere di tutto il mondo sempre più debole, ma il papa rimane l’uomo che ha rotto con coraggio muri storici, aprendo vie di dialogo inaspettate. Oggi la sua debolezza fisica lo consegna direttamente nei cuori della grande famiglia umana, che lo rende ancora leader indiscusso dei popoli e dei giovani. E allora può anche parlare a fatica, ma, come ha detto a Radio Vaticana una pellegrina francese, per fortuna è ancora là. Maria Chiara Biagioni

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