Quella foto non andava pubblicata

Il piccolo siriano che giace sulla spiaggia turca e la difficile scelta di pubblicare un'immagine che suscita sentimenti forti
barca

Quella foto non andava pubblicata! Stamani l'argomento più gettonato sulla Rete è la foto del piccolo siriano "addormentato" per sempre su una spiaggia turca. Il Manifesto, La Stampa e altri quotidiani hanno fatto la scelta, certamente «sofferta», di pubblicare la foto. Impatto mediatico assicurato, vendite garantite, emozione al culmine, fors'anche volontà dei politici europei di cambiare qualcosa per rispondere all'emergenza. Ma quanto può durare una tale ondata di sdegno e commiserazione? Poco, leggete Susan Sontag e il suo "Davanti al dolore degli altri": lo sdegno e la pietà, i sentimenti di condivisione e quelli di rivolta vengono esaltati dall'immagine shock, che però dà assuefazione, si ha cioè bisogno di un sempre maggiore tasso di "scandalo", di "emotività" per riuscire a provare gli stessi sentimenti.

No, quella foto non andava pubblicata caro Calabresi (e mi rivolgo in primis a te perchè mi sembri sensibilissimo alla sofferenza umana)! Serve rispetto per la morte, soprattutto per la morte bambina. Può essere un alibi per sdegnarsi solo ora, mentre per tanto tempo non ci siamo sdegnati e tra poco non ci sdegneremo più. No, quella foto non andava pubblicata. Andava pubblicata la foto delle barche di quella spiaggia, delle conchiglie, dei giunchi… la morte va evocata, non sbattuta in prima pagina. Per non banalizzarla..

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