Quel medico è matto?

Lasciare un lavoro ben retribuito per aiutare un collega che ha bisogno di lavorare per crearsi una famiglia: è pazzia o c'è dell'altro? Dal Vangelo del giorno
Medico e paziente

«All’esame di specializzazione ero il primo in graduatoria. Questo risultato fu notato dal direttore della clinica dove prestavo servizio e dopo pochi giorni mi offrì un lavoro con lui in una casa di cura privata. Era un posto molto ambito e ben retribuito, per cui molti si felicitarono con me.

 

Tra loro c’era un collega alla vigilia delle nozze, che non aveva nessuna sicurezza e sistemazione futura. Io non avevo, per il momento, prospettive di formarmi una famiglia. Da qualche tempo, poi, il Vangelo mi faceva scoprire dappertutto prossimi bisognosi d’aiuto; mi fu spontaneo quindi offrire a lui quel posto, e siccome il direttore voleva proprio me, feci di tutto per mettergli in luce le qualità del mio collega al punto che lo persuasi ad assumerlo.

 

«O è matto, o c’è qualcosa – fu il commento che udii fare, non visto, da due colleghi che parlavano fra loro –, ma siccome matto non è…». Non finirono la frase».

A.Z. – Carpi

 

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