Quel fenomeno di suor Cristina

Il fenomeno musicale di questa primavera non è l’ennesimo tormentone da playlist, né una stagionata rockstar, né l’ennesimo rapper arrabbiato o un teen-idol sfornato dai mercati del pop adolescenziale, ma una suora venticinquenne, fra i partecipanti al talent “The Voice of Italy”. In pochi giorni ha prima entusiasmato i giurati, poi il pubblico televisivo e infine conquistato il web planetario
Suor Cristina

Sulle orme della simpatica Woopy Goldberg di Sister Act, suor Cristina Scuccia sta polarizzando l’attenzione mediatica. Le è bastata una sola apparizione alla seconda edizione del talent della Carrà (guarda la sua esibizione ) per fare il botto. Non tanto per un talento e una verve comunque notevoli, quanto per il fatto che tali doti venivano sfoggiate da una giovane suora.

È dai tempi di Giuseppe Cionfoli – meteora sanremese dei primi anni Ottanta – che i religiosi dall’ugola d’oro conquistano la ribalta mediatica. Suor Cristina non è dunque la prima, né l’unica in circolazione (tanto per fare qualche esempio ci sono i The Priest, tre preti irlandesi che vendono milioni di copie in tutto il mondo; ci sono i loro omologhi francesi Les Prêtes; c’è un altro frate, il francescano Frate Alessandro che ha conquistato di recente i mercati con un album natalizio pubblicato dalla prestigiosissima Deutsche Grammophon, e c’è un’altra suora, la libanese Marie Keyrouz che da venticinque anni porta avanti una rigorosa carriera cantautorale).

Soprattutto suor Cristina non sarà l’ultima, anche se la consistenza del boom non ha precedenti ed è davvero impressionante: basti dire che in pochi giorni la sua performance ha superato le 20 milioni di visualizzazioni su YouTube, e s’è conquistata gli entusiastici commenti della stessa Woopy Goldberg e di Alicia Keys (la religiosa s’era esibita nella sua No One), gli incoraggiamenti del cardinal Ravasi e il tripudio del rapper J.AX, entusiasta d’averla nella sua squadra.

Per chi ha visto il video è facile capire i motivi di tanto entusiasmo: una grinta travolgente, la genuinità del personaggio (a cominciare da quegli occhialini da secchiona e dalle scarpacce nere in perfetto Bergoglio-style), l’entusiasmo delle consorelle, la sua estroversa semplicità così ben espressa da quel candido «Ho un dono e ve lo dono» con cui ha giustificato la sua partecipazione allo show.

Detto dell’energia e della simpatia della venticinquenne siciliana (che vanta una buona preparazione forgiata anche attraverso i corsi della “Star Rose Academy” di Claudia Koll), è evidente che il fenomeno trova le sue reali motivazioni in almeno altri due dati di fatto ancor più oggettivi. Innanzi tutto il cosiddetto effetto-Francesco: un papa che ha conquistato i media con la forza dell’autenticità, ma anche capace di contagiare la base della Chiesa universale innestandovi un’ansia di rinnovamento, e la voglia di tornare a “parlare alla gente” col linguaggio, i gesti e i modi della gente comune; e dall’altra, nel bisogno del pubblico contemporaneo di nuovi personaggi nei quali ritrovare spontaneità ed allegrie troppo a lungo negate dai luoghi comuni, dalle derive e dai disincanti di un’epoca smarrita come nessun’altra.

Ovviamente non è tutt’oro quel che riluce. Perché mi pare ovvio che dietro un boom così clamoroso e universale si celino anche motivazioni meno entusiasmanti. Perché, a prescindere dall’onestà delle intenzioni e dagli slanci apostolici di suor Cristina Scuccia, va pur detto che il suo sorprendente successo è anche figlio di strategie che, da tempi immemori, preferiscono portare alla ribalta una Chiesa pittoresca più che una Chiesa realmente militante, appiattita su apparenze riconducibili ai canoni e ai modelli del momento, più che in grado di proporne d’alternativi. Non a caso la gestualità e le movenze della suorina riproducevano quelle di un’infinità di altri divi del pop. Non voglio fare il bacchettone o il bastian contrario, solo credo sia più che probabile che il tritacarne mediatico nel quale la giovane religiosa s’è d’un tratto ritrovata sia immensamente più forte di lei e finirà con lo sfruttarla molto più di quanto lei – di certo con le migliori intenzioni – si propone d’utilizzarlo.

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