Quel dolore che spacca il cuore. . .

“La mamma della mia migliore amica è morta ancora giovane dopo una breve malattia; il mio nipotino di 5 mesi si è rivelato non vedente” Mi sento il cuore spaccato. È tutto così assurdo! Non venite ancora a dirmi che anche il dolore viene da Dio, un Dio del genere non lo accetto più!”. Serena – Palermo È veramente tanto il dolore che vediamo intorno a noi. In tutte le famiglie ci sono dei momenti forti, nei quali le nostre solide certezze traballano e ci viene da ribellarci. Ci fa anche rabbia quell’atteggiamento di rassegnazione: “Così deve andare” oppure: “Così vuole Dio”. Sul problema del dolore continua ad interrogarsi senza sosta tutta l’umanità; noi vogliamo cercare di dipanare almeno un poco il velo di mistero che lo avvolge. Molto dolore è legato ad una legge di crescita: nella vita non è possibile maturare senza sforzi. Il bambino nel primo giorno di scuola fatica a distaccarsi dalla mamma, ma questo distacco contribuirà a farlo diventare un uomo. Se voglio amare veramente una persona, devo spostare le mie esigenze per fare spazio alle sue; questo sforzo mi fa crescere. C’è però tanto dolore che sembra senza senso (la sofferenza di un bambino, una lunga malattia, una morte prematura”). In realtà molte sofferenze sono dovute ai limiti insiti nella nostra natura mortale, alla materia di cui siamo fatti; c’è poi l’egoismo sempre in agguato nel cuore degli uomini che origina inquinamento ambientale, violenze, guerre, ecc. Qualunque sia la causa, il dolore può, però, sempre aiutarci a dare il giusto valore alle cose, a liberarci dai falsi idoli, a comprendere meglio il senso della vita; esso può diventare uno spazio creativo, un ambito dove la forza della vita può esprimere ricchezze nuove. I grandi maestri dello spirito (Gandhi, Massimiliano Kolbe, Madre Teresa”) ci hanno mostrato con la loro vita come accogliere la sofferenza per svuotarla della sua forza distruttrice e trarne nuove energie. Sta a noi attraversare ogni nostra sofferenza a testa alta e sostenere con affetto e concretezza coloro che soffrono per aiutarli a non rimanere schiacciati dalla loro situazione. La famiglia può essere il luogo privilegiato dove imparare a condividere il dolore, dove chi soffre può riuscire trovare più facilmente la forza e il coraggio per andare avanti, dove l’amore può sprigionare energie sempre nuove, a cui tutti possono attingere. Molto spesso il dilagare di tanto dolore sembra in contrasto con l’amore di Dio. Una cosa è certa: egli non vuole farci soffrire; ci ha creati per farci felici e per questo utilizza tutte le circostanze della vita, anche quelle dolorose, per cavarne fuori qualcosa di utile per noi. Lo dimostra chiaramente anche l’atteggiamento di Gesù verso quelli che soffrono (consola, guarisce, sostiene”) che arriva fino a condividere con loro l’esperienza dell’abbandono e della morte. Può essere estremamente consolante pensare a lui come fratello maggiore che ha provato tutte le nostre sensazioni, anche quelle più dolorose, per insegnarci a valorizzare la vita e le inevitabili sofferenze. Attraverso di lui in ogni persona che soffre possiamo intravedere qualcosa di sacro. Spaziofamiglia@cittanuova.it C O N D I V I S I O N E “Adesso che tu, figlio mio, sei ritornato a casa dopo due mesi di ospedale, due mesi in cui ogni giorno percorrevamo chilometri per rivederti, facendo la spola tra la casa e il policlinico, due mesi in cui non avevamo nemmeno più la forza di salire le scale, adesso tutto è diverso. “Apprezziamo il tuo sorriso, il tuo pianto, la fatica che richiede l’aiutarti a crescere e a guarire. “Quando ascoltiamo i nostri amici che si lamentano perché i loro bambini hanno limitato la loro libertà e non hanno tempo per gli svaghi, noi ci riteniamo fortunati solo perché possiamo riaverti tra noi. “Questo periodo di grande sofferenza ha sviluppato in noi pazienza, tolleranza verso gli imprevisti, maggiore capacità di accontentarci delle piccole gioie della vita. Ho quasi l’impressione che tu stia generando in noi qualcosa di nuovo””. Dal diario di una mamma “Se un uomo soffre da solo, è chiaro che la sua pena resta solo per lui. Ma se un altro lo guarda e dice: “Quanto soffri, fratello?”, prende il male dell’amico negli occhi suoi. “Ecco quello che fa il giusto: egli indovina tutto il male che esiste sulla terra e se lo prende in cuore”. André Schwarz-Bart

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