Quel bambino desiderato

Non sono ginecologa, dico alla mia amica che mi parla di quella coppia. Ma lei insiste: Dai, ascoltali! Lo sai che quasi quasi stanno per lasciarsi!. Il problema è che sono sposati da alcuni anni e figli non ne sono arrivati. Lei si è fatta convincere dal suo medico ad andare in un certo centro e lì le hanno parlato di tante cose, di tante tecniche… Lei è confusa e per di più il marito non vuol saperne niente di tutte queste storie. Loro sono evangelici e lui vuole solo pregare. Se il Signore vorrà, questo figlio arriverà. Ma lei questo figlio lo vuole a tutti i costi. Lo sognava sin da bambina, quando giocava ancora con le bambole e poi, quando si è sposata, pensava ad una casa piena di bambini… Non doveva forse continuare a lottare per realizzare il suo sogno? Ora nemmeno si parlavano lei e il marito, lui le teneva il broncio. Non avrebbe mai voluto che andasse in quel centro. Perché aveva ascoltato le sue amiche? Ma io non sono ginecologa, ripeto. E la mia amica: Dai, tu come medico hai tanta esperienza e puoi sempre ascoltarli e consigliarli. Così vengono da me… Non quei due, ma la mia amica con la signora. Lui non ne vuol sapere di parlare con dei medici. E poi sa che sono cattolica, ha qualche imbarazzo. Parliamo, io ascolto a lungo questa signora e poi le do dei consigli che rispettano i suoi problemi di coscienza e le infondo fiducia. Al ritorno a casa racconta tutto al marito e lui si mette a lodare Dio a gran voce, così come fanno gli evangelici. Torna la pace, la pace nel cuore perché pensano che seguire quei miei consigli, che rispettano il loro desiderio di fedeltà al loro credo, sia proprio seguire la volontà di Dio. E il mese seguente… il test è positivo. Perché piangi? È una bella ragazza, ha i capelli neri e lunghi tutti arruffati. Mi accorgo di lei nel corridoio di un ospedale, mentre vado per trovare un amico. Piange, piange ed è sola, terribilmente sola. Me ne accorgo dal suo sguardo disperato. Mi avvicino: Perché piangi?, le dico. Forse sono imprudente, penso. Lo so che non è facile entrare in relazione e poi avrebbe potuto mandarmi via in malo modo. Quello è un reparto di neuropsichiatria. Se osservo bene il suo sguardo posso intuire che sia tossicodipendente. Invece mi risponde. Ci sediamo e mi racconta tutta la sua vita. Il vero padre è in carcere. La madre ha una relazione con uno che traffica droga. Lei ormai si buca da tanto tempo. Nella sua vita c’è stato di tutto: droga, prostituzione… Ora ha una relazione con un ragazzo anche lui drogato. Comincia un’amicizia. Vado a trovarla, le porto qualche regalino. Lei per farmi contenta mi dice che sta smettendo di bucarsi. lo sono medico, ma sento di non poter far nulla per lei e sono certa che mi sta imbrogliando. Un giorno le dico: Sai, io ti voglio bene così come sei, non mi importa se ti droghi. Voglio solo che tu sia felice. Lei si sente amata e decide di smettere. Vorrebbe sposarsi ma scopre di essere incinta e vuole abortire. Cerco di esserle vicina, di capire qualcosa in questa sua difficile storia. Abortisce a mia insaputa e fra le lacrime mi rivela poi che lo ha fatto perché il figlio non era del suo ragazzo. Tanti anni, tanti momenti. La corsa in ospedale dove lui è stato ricoverato per un’overdose. In macchina le parlo dell’amore di Dio e prego per il suo ragazzo e lei, che non ha mai pregato, riesce solo a dire: Così sia. Il ragazzo si salva. Lei piange, ma questa volta sono lacrime di gioia. Insieme ricominciano una vita nuova, con la gioia delle piccole cose di ogni giorno. Un sorriso salva la vita Piccolina, ti ha salvato quel sorriso!, penso, ricordando la tua storia. Storia di bimba non riconosciuta dai genitori perché un medico ha detto prima della nascita che il tuo cervello non si era sviluppato. Come si accetta un vegetale? Meglio anticipare il parto, tanto saresti morta subito! Ed invece sei nata ed hai vissuto, ma i medici che ti hanno ricevuta nel loro reparto hanno confermato quella terribile diagnosi. Un giorno ti vedo per caso, per una consulenza chiesta nel mio reparto. Ti guardo e mi sorridi. Hai cinque mesi e dalla forma della tua testina capisco che la diagnosi è sbagliata: puoi essere operata ed avere una vita normale. Sarebbe più facile abbattere la muraglia cinese che far cambiare quella diagnosi che è stata mandata al Tribunale dei minori e non ti consentirà di essere affidata ad una famiglia. Coinvolgo altri colleghi e riesco ad organizzare l’intervento. Hai bisogno di avere qualcuno vicino: hai perfino le piaghe da decubito per essere stata tenuta sempre nella culletta. Così tante mie amiche diventano mammine per un giorno, ti riempiono di coccole e di regali e tu cominci a vivere. Il miglioramento è evidente. Il neurologo scrive nel referto: Buona l’interazione con l’ambiente. Presenza di sorriso in risposta alle sollecitazioni. Poi ti aiuto, comunicando il tuo reale stato di salute e segnalando al Tribunale delle persone già giudicate idonee, a trovare una mamma ed un papà speciali di modo che diventi la loro principessa. Da allora i colleghi dell’altro reparto hanno tanto rancore nei miei confronti, ma quel tuo sorriso che ha suscitato tanta solidarietà è balsamo per il mio cuore.

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