Quei tre centimetri dal volto di Trump…
Siamo rimasti tutti increduli di fronte all’attentato che ha quasi mandato all’altro mondo il candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti, per le elezioni che si svolgeranno in novembre. E a tutti noi è passata per la testa la domanda: e se l’attentatore avesse avuto una mira appena più precisa? Il ventenne Thomas Matthew Crooks si è portato nella tomba tutti i suoi segreti: è probabile che sia un figlio legittimo delle varie leggi Usa per concedere la diffusione capillare delle armi ai privati, leggi guarda caso sostenute risolutamente proprio da Donald Trump e dai suoi amici di partito repubblicani.
E se dunque il tycoon fosse morto o fosse stato ferito gravemente, che cosa sarebbe successo alla storia? Ci sarebbero stati scontri epocali e nuove occupazioni dei palazzi del potere di Washington? Biden avrebbe avuto la strada spianata per la rielezione? Le cancellerie occidentali avrebbero ceduto al panico? Le guerre in Israele e Ucraina avrebbero avuto sviluppi diversi? Tutte domande lecite ma che cadono di fronte alla realtà: Trump è vivo e vegeto, i complottisti prendono nuovo vigore mutando registro e gridando al miracolo, e il loro eroe può apparire, come John Belushi in The Blues Brothers, «in missione per conto di Dio». Vedremo come andrà in novembre, anzi prima, con un Biden che colpito dal Covid esita a ripresentarsi, anche perché i sondaggi sono impietosi.
I filosofi, e anche noi mortali che cerchiamo di capire qualcosa della nostra misteriosa esistenza, ci interroghiamo sullo scarto minimo di quella pallottola, così come quella volta che per un pelo salendo al Cimon della Pala non sono stato colpito da un pietrone che mi avrebbe ammazzato e che invece mi ha solo sfiorato la spalla, o delle circostanze che hanno permesso a Togliatti di salvarsi in un analogo attentato il 14 luglio del 1948, o ancora di quella volta in cui George W. Bush fu eletto contro Gore per due o tre voti spostati da chissà chi da una parte all’altra. Il caso volle… In effetti, la filosofia si è sempre interrogata sulla questione, basti ricordare Jacques Monod che nel suo celebre Il caso e la necessità, si era interrogato sugli stretti spazi tra quel accade e quel che poteva accadere.
Il caso Trump ora spinge molti di noi a far scivolare queste domande verso l’imponderabile spiritualizzato, il “miracolo” piuttosto che il “mistero”, attribuendo il caso a una volontà divina. Al contrario, c’è chi parla di “iattura” piuttosto che di “imponderabile”. Di fronte a fatti a cui non c’è e né può esserci risposta plausibile, ci si rifugia molto spesso nel “soprannaturale”, o se va bene nella predestinazione. Ed è facile chiamare in causa il Signore Iddio, che avrebbe così benedetto il sopravvissuto. Ciò presupporrebbe però un Dio onnipotente e onnisciente che governerebbe la storia a suo piacimento, intervenendo direttamente nelle nostre vicende terrene.
A questo punto della riflessione, gran parte di coloro che si erano poste le giuste questioni si ritira in buon ordine, accettando di non capire e scegliendo un campo o l’altro, quello del miracolo o quello della iattura. A quel punto, però, bisognerebbe porsi la domanda successiva: se Dio fosse un demiurgo o un tiranno, come si spiegherebbero la tratta degli schiavi, le guerre di religione in suo nome, i terremoti e gli tsunami? Sarebbe un mondo molto poco amabile, triste, quello gestito da questo Dio.
Teilhard de Chardin scrisse un giorno: «Il meglio finisce sempre per accadere, e l’avvenire è migliore di qualunque passato». Ingenuo? Teilhard il teologo e lo scienziato cercava di dare un quadro di riferimento al faticoso cammino dell’umanità verso la sua piena realizzazione, che lui identificava nel «Cristo totale». Il mistero pasquale – il Dio condannato a morte e crocifisso – lascia intuire la libertà totale lasciata da Dio agli umani, anche a costo della propria vita. Libertà che, per forza di cose, ci fa commettere gli sbagli più incredibili. Ma che nello stesso tempo è aperta a dimensioni inusitate per l’umanità: dalla morte di Gesù, infatti, miliardi e miliardi di uomini e donne hanno tratto e traggono ispirazione per lavorare a un mondo più libero, più vero, più buono. È l’umano che sbaglia, che ammazza, è l’umano che distrugge e fa la guerra. Anche lo scarto che ha salvato Trump è umano, o semmai disumano, o umano in cammino verso la libertà. Non c’è un uomo della Provvidenza, perché ogni umano lo è, per il fatto stesso di esistere. L’umano è in cammino verso la vera umanità.
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