Quei sei personaggi concitati
Nel testo originale di Pirandello i sei personaggi – padre, madre, figlio (di entrambi), figliastra (di lui), e due figlietti (di lei), sono nati nella fantasia di un autore il quale poi, però, non volle o non potè “metterli al mondo dell’arte”, e perciò essi si presentano (dal fondo della platea, come suggerisce l’autore) in un teatro dove una compagnia tradizionale, agli ordini di un capocomico-direttore, sta provando “Il giuoco delle parti” di un certo Luigi Pirandello che «chi l’intende è bravo»; e invocano, nella loro disperata determinazione, il diritto di vivere, almeno per un momento il loro dramma.
«Dov’è il copione? È in noi, signore. Il dramma è in noi», risponderà il padre alla domanda del capocomico. Pirandello esplora così tutte le difficoltà di trasferire la materia prima dell’esperienza in quel luogo di tutti gli artifici che è il teatro. Difficile entusiasmarsi a un testo troppo conosciuto come i “Sei personaggi in cerca d’autore” (andati in scena nel 1921 al teatro Valle di Roma), a meno che il regista di turno non compia qualche prodigio nel mostrare la necessità di una riproposta.
L’allestimento di Gabriele Lavia mette in campo ben diciannove attori in scena e in costumi d’epoca e sceglie, invece, la via filologica riproponendo la celebre opera nel testo originale, comprese le didascalie dell’autore pronunciate da una voce fuori campo in più passaggi dello spettacolo.
Il regista fa muovere gli attori della compagnia del capocomico con gesti a tratti rallentati o bloccati, contrapponendoli a quelli “veri” dei sei personaggi. I due gruppi si fronteggiano secondo le regole, effetto verità contro effetto parodia. Se Lavia nel ruolo del padre incarna bene la ragionevolezza – pur non rinunciando a punte di gigionismo e insistendo su battute che suscitano la risata (prende di mira il Suggeritore nella buca del palcoscenico sul quale si scaglia a più riprese, sentenziando che la sua figura sarebbe da eliminare totalmente perché esempio di un teatro ormai sorpassato) – il resto è tutto esagitato, gridato (vedi il continuo urlato del Capocomico che si agita in continuazione da un punto all’altro del palcoscenico), alla lunga fastidioso, e la recitazione sopra le righe, a tratti inafferrabile, da cui non è esente la pur brava Lucia Lavia, nel ruolo della figliastra.
“Sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello, regia Gabriele Lavia, scene Alessandro Camera, costumi Andrea Viotti,musiche Giordano Corapi.Produzione teatro della Toscana. Al teatro Eliseo di Roma, fino al 24 gennaio