Quattro sogni per l’Amazzonia

Presentata l'Esortazione apostolica post sinodale. Un testo scritto come una lettera d’amore. Un primo commento.

La tanto attesa Esortazione post sinodale dal titolo Querida Amazzonia è stata presentata oggi in una gremitissima sala stampa vaticana. Una studiata disinformazione aveva puntato tutto sul famigerato punto 111 del Documento finale del Sinodo sull’Amazzonia che recitava «l’autorità competente stabilisca criteri e disposizioni per ordinare sacerdoti uomini idonei e riconosciuti dalla comunità, i quali, pur avendo una famiglia legittimamente costituita e stabile, abbiano un diaconato permanente fecondo e ricevano una formazione adeguata per il presbiterato al fine di sostenere la vita della comunità cristiana attraverso la predicazione della Parola e la celebrazione dei Sacramenti nelle zone più remote della regione amazzonica». Un punto importante ma cavalcato ad arte come cavallo di Troia per attaccare frontalmente papa Francesco che, invece, aveva voluto questo Sinodo per parlare del dramma dell’Amazzonia deturpata dall’economia che uccide uomini e ambiente.

Papa Francesco non cita nessuno degli articoli del Documento finale, anche se invita a leggerlo integralmente. Come si ricorderà l’articolo 111 nasceva dalla difficoltà oggettiva di raggiungere le comunità in un territorio molto esteso, denso di foreste e luoghi remoti, per celebrare l’Eucaristia perché essa «fa la Chiesa». In Querida Amazzonia il papa scrive che bisogna pensare «a una inculturazione del modo come si strutturano e vivono i ministeri ecclesiali» comprendendo «dall’interno la sensibilità e le culture amazzoniche». Non c’è, però, bisogno di ordinare sacerdoti uomini sposati. Del resto, niente di nuovo, anche papa Francesco lo aveva sempre ribadito in più occasioni. Sono esclusivi del sacerdozio l’Eucaristia e la Confessione. Occorre «non solo promuovere la preghiera per le vocazioni missionarie» ma anche che i vescovi siano «più generosi» e orientino le vocazioni missionarie verso l’Amazzonia. Una formazione iniziale e permanente li renderà capaci di «dialogare con le culture amazzoniche». Allo stesso tempo il papa vuole valorizzare i diaconi permanenti, le religiose e soprattutto i laici e le donne perché «assumano responsabilità importanti per la crescita della comunità» con un nuovo «incisivo protagonismo».

Chiusa l’ampia parentesi sul celibato il vero motivo del Sinodo è riscoprire l’impronta trinitaria nel creato, dove tutto è connesso. Le questioni sociali e quelle ecologiche si intersecano in modo inseparabile. I poveri, i migranti, gli scartati subiscono le stesse ferite della terra, dell’ambiente sottoposto alla voracità predatoria del consumo con operazioni economiche che meritano il nome di «ingiustizia e crimine». Le differenze culturali, le tradizioni, le lingue, gli idiomi numerosissimi sono il bozzetto di una società poliedrica che può conservare la propria identità anche in una cultura polifonica. Il contrario di una visione consumistica che «tende a rendere omogenee le culture».

Francesco formula quattro grandi sogni: che l’Amazzonia «lotti per i diritti dei più poveri», «che difenda la ricchezza culturale», che «custodisca gelosamente l’irresistibile bellezza naturale», che le comunità cristiane «siano capaci di impegnarsi e incarnarsi in Amazzonia».

Il capitolo dedicato al sogno ecclesiale è il più corposo ad indicare quello che sta veramente a cuore al papa, «un grande annuncio missionario». Non basta portare «un messaggio sociale». Questi popoli hanno diritto «all’annuncio del Vangelo», altrimenti «ogni struttura ecclesiale diventerà una Ong». Il problema, dunque, non è il numero dei sacerdoti, ma «serve ‒ ha detto il cardinale Michael Czerny in conferenza stampa ‒ un nuovo slancio missionario da parte di tutti i cristiani. Solo così torneranno le vocazioni».

Anche l’Esortazione apostolica Querida Amazzonia è parte di un processo, di un cammino ancora aperto su molte questioni, di un viaggio che nessuno sa dove condurrà perché «il tempo è maggiore dello spazio».

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