Quando un comune è virtuoso

Seravezza, in provincia di Lucca, ha ricevuto nel 2015 il premio dall’associazione dei comuni virtuosi per aver raggiunto significativi risultati nel campo della tutela dell’ambiente, la mobilità e la partecipazione. Nostra intervista all’ex sindaco Ettore Neri
Seravezza

È il Comune vincitore dell’edizione 2015 del “Premio Comuni virtuosi”, un borgo in Toscana a metà strada fra i preappennini e la costiera della Versilia: Seravezza, in provincia di Lucca, primeggia per le sue politiche a tutela dell’ambiente e in materia di energia pulita, rifiuti e mobilità, e per la partecipazione dei cittadini alle decisioni pubbliche. Il sindaco, Ettore Neri, che ha concluso il suo secondo mandato, con molte soddisfazioni, un po’ di nostalgia in agguato, e progetti che lascerà ai posteri. Siamo andati a cercarlo per parlare delle “buone pratiche” messe in campo.

Seravezza è un Comune ricco di risorse ambientali e paesaggistiche. È per tutelare questo patrimonio che avete deciso di investire nell’energia pulita?

«A spingerci in questa direzione sono stati due fattori critici incontrati all’inizio del nostro mandato. Il primo era la presenza di un sistema di trattamento dei rifiuti per incenerimento fortemente avversato dalla popolazione perché creava problemi sia dal punto di vista ambientale che economico. Il secondo era il consumo invasivo del suolo avviato a partire dalla seconda metà degli anni ’90. Dovendo fare il nuovo regolamento urbanistico abbiamo cercato di guardare in modo diverso al territorio comunale, con sperimentazioni in più ambiti».

Avete installato impianti fotovoltaici sui tetti di tre scuole elementari e in un campo sportivo. Che risparmio c’è stato in termini economici?

«Abbiamo realizzato questi progetti insieme al Consorzio Energia Toscana, promosso dalla Regione, che ha finanziato gli investimenti, mentre il Comune non ha speso risorse proprie. Il Consorzio ha diritto ad acquisire per 10 anni il prodotto positivo del risparmio energetico, per ammortizzare l’investimento iniziale, poi gli impianti diventano a totale gestione comunale».

Nelle scuole avete portato anche progetti per l’educazione all’energia pulita. Ce ne parla?

«In questi dieci anni abbiamo coinvolto le scuole nell’iniziativa “Puliamo il Mondo”, e promosso l’uso della bicicletta con percorsi di educazione ambientale. Abbiamo partecipato al premio dei “Comuni Ricicloni” (di Legambiente) e organizzato la Festa dell’Albero. Il progetto “Piedibus” è nato per mettere in sicurezza il percorso dei bimbi che vanno a scuola a piedi o con il pulmino. Ci siamo guardati intorno e abbiamo cercato di valutare l’esperienza di altri Comuni adattandola alle nostre esigenze e possibilità».

Recentemente avete aderito al “Patto dei sindaci”. Di cosa si tratta?

«È un progetto europeo per la promozione di politiche ecosostenibili e prevede l’attuazione di un Piano di Azione per l’Energia Sostenibile (PAES) con l’abbattimento della produzione di CO2. Cosa che si realizza non solo intervenendo nel settore pubblico ma soprattutto sulle strutture private, che sono più numerose, e sulle imprese».

Dovendo riscrivere il Regolamento Urbanistico avete scelto la strada della progettazione partecipata. Come avete operato?

«Abbiamo scelto di dare alla nostra pianificazione una costruzione aperta: per raccogliere le manifestazioni di interesse abbiamo fatto bandi pubblici, incontri nelle frazioni, e aperto gli uffici comunali ai cittadini. Normalmente i vecchi regolamenti venivano scritti dagli amministratori in collegamento con investitori e imprenditori, e i cittadini difficilmente venivano coinvolti. L’aver scelto di aprire questo processo ci ha consentito di incontrare la popolazione e condividere anche scelte difficili. Abbiamo potuto farlo anche perché abbiamo comunicato molto con i cittadini le nostre volontà».

Quali vantaggi comporta il condividere le scelte con i cittadini?

«La condivisione ci ha permesso di costruire uno strumento urbanistico avanzato ed efficiente, e di recuperare spazi pubblici. Inoltre, facendo partecipazione prima di approvare gli atti, e non dopo, anticipi il malcontento e ti trovi a poterlo gestire non a cose fatte».

Tutte le amministrazioni vivono momenti di conflitto. Come avete gestito il dissenso?

«Abbiamo sperimentato che quando c’è una critica la cosa più semplice e produttiva è affrontarla pubblicamente. È sempre meglio metterci la faccia piuttosto che cercare di far passare le cose per forza in Consiglio comunale dove hai la maggioranza, senza dialogare con la popolazione. Oggi poi lo possiamo fare anche con i social perché consentono una facilità di comunicazione estrema. Sei molto più raggiungibile, anche per gli insulti, ma queste cose alla fine tornano positive».

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