Una delle notizie che, nell’immane tragedia del Giappone, ha colpito di più l’immaginario, è quella dello spostamento dell’asse terrestre in conseguenza del terremoto. In effetti, alcuni centri di calcolo stimano una variazione di circa dieci centimetri, da confermare.

 

Eppure la cosa non dovrebbe meravigliare, visto che ogni terremoto ha conseguenze di questo tipo: solo per fare due esempi, per i sismi di Sumatra 2004 e Cile 2010 sono stati stimati spostamenti similari, tra 5 e 10 centimetri.

 

Un terremoto come quello che ha colpito il Giappone si può ipotizzare sia la conseguenza dello spostamento improvviso di una massa di materia grande centinaia di chilometri di lunghezza, centinaia di chilometri di larghezza e parecchi chilometri di spessore. Ne consegue un brusco riequilibrio del nostro pianeta, con variazione dell’inclinazione dell’asse di rotazione e conseguente perdita di qualche microsecondo nella lunghezza delle giornate.

 

Da questo terremoto abbiamo ancora una volta la conferma che la strada per riuscire a prevedere un sisma in anticipo è ancora lunga. I Giapponesi, abituati a qualcosa come 100 mila terremoti l’anno, stanno sperimentando una avanzatissima rete di allarme che permetterebbe di ricevere sui cellulari dei cittadini l’avviso di un terremoto almeno 40 secondi prima della scossa. Ma non si sa ancora se e come la rete di preavviso abbia funzionato in questo caso, visto tra l’altro che sembra che la telefonia mobile sia stata uno dei primi servizi ad interrompersi nelle zone colpite. Avviso o no, comunque, quando arriva un’onda alta 10 metri c’è poco da fare. Siamo piccoli, molto piccoli davanti a catastrofi di queste dimensioni.

 

Il sito del servizio geologico degli Stati Uniti, oltre a spiegare che è impossibile, allo stato delle conoscenze, prevedere con sicurezza un terremoto, fornisce un elenco aggiornato dei principali terremoti che avvengono ora per ora in qualsiasi zona del mondo, decine e decine ogni settimana, un elenco impressionante da consultare. E ci ricorda che anche oggi c’è il cento per cento di probabilità che in qualche zona del mondo ci sia un terremoto. Dove, non si sa.