Quando si ruba per mangiare
Aveva fatto scalpore, qualche tempo fa, la notizia di una signora milanese di 76 anni scoperta mentre, in un supermercato, cercava di appropriarsi, senza pagare, di un pacchetto di caramelle. Fermata dal direttore del negozio, all’arrivo dei poliziotti, mortificatissima, la donna aveva ammesso di aver rubato, ma perché non aveva nemmeno i soldi per comprare quelle caramelle che desiderava da tempo. Commossi, i poliziotti avevano sborsato i 78 centesimi necessari per chiudere la vicenda, tra gli applausi degli altri clienti. Dopo Milano, la stessa scena, ma con diversi protagonisti, si è ripetuta in Toscana.
In un supermercato alle porte di Siena, un giovane egiziano di 27 anni è stato fermato dal titolare del negozio mentre tentava di scappare con la spesa. Sono arrivati i poliziotti e hanno aperto la busta scoprendo qualche pacco di pasta, un po’ di latte, pannolini e omogeneizzati per bambini. A quel punto, hanno deciso di pagargli la spesa, attivando nel contempo i servizi sociali comunali.
I casi di coloro che rubano per fame, purtroppo, non si contano più: dall’ultraottantenne di Civitanova Marche scoperto con la spesa (quindici euro di prodotti) sotto la giacca, alla ragazza di vent’anni, madre di tre bambini con il marito disoccupato che, a Palermo, ha rubato un po’ di formaggio, la pastina e i bastoncini di pesce. Di fronte ai reati, incontestabili, si è attivata la solidarietà: nel primo caso il negoziante ha regalato la spesa al vecchietto, nel secondo i commessi del supermarket hanno fatto la colletta e aiutato la giovane madre.
Resta un problema oggettivo: la crisi sta “affamando” la parte più povera della popolazione. Un fenomeno fotografato con chiarezza dall’Istat: ad aprile, spiegano dall’Istituto di statistica, c’è stato un crollo dei consumi del 6,8 per cento, che ha interessato anche il settore alimentare (meno 6,1 per cento): il calo più alto dal 2001. Rispetto al mese di marzo, il ribasso è invece dell’1,6 per cento.
Ma cosa fare quando si ha fame e i soldi sono finiti? Innanzi tutto, per quanto difficile, bisogna vincere la vergogna. Non c’è onta per chi non ha lavoro o non arriva a fine mese dopo aver lavorato una vita intera. E poi, bisogna chiedere aiuto: ai parenti, agli amici e, se proprio non si ha nessuno vicino, alle parrocchie, alla Caritas, ai centri di accoglienza, ai servizi sociali. E per chi ha? Ogni occasione può essere quella giusta per donare, come hanno fatto quei poliziotti, quei commessi e come fanno, in silenzio, tanti negozianti…