Quando mamma non c’è
Da quando la mamma di Lisa, caschetto biondo di cinque anni suonati, se ne era andata a vivere altrove, Peter aveva attraversato momenti di acuta sofferenza. Era lacerato dall’abbandono della moglie e dal terrore di dover crescere da solo una bimba dolce e affettuosa, che all’improvviso non poteva più contare sulla presenza rassicurante della mamma. Dov’è la tua mamma?, le chiedevano i compagni di scuola. Non chiederle niente, la mamma l’ha abbandonata…, sussurrava il vicino. Non è vero! – protestava Lisa -. La mia mamma è dovuta andare lontano, ma poi torna!. Successivamente per due o tre giorni mangiava pochissimo e il suo sonno era un po’ agitato. Peter doveva ritrovare tutto il coraggio per rassicurarla. Era diventato un papà molto creativo e attento: organizzare giochi, sorprese, esperienze qualificanti era un’occupazione continua della sua mente. E aveva molte perplessità: come supplire alla figura materna? Come coinvolgerla nel menage familiare? Come vestirla adeguatamente? Come curarla per i piccoli malanni? Dover imparare in tutta fretta una grande quantità di escamotage pratici, di riti infantili, di linguaggi adatti ad integrare i suoi, tipicamente paterni. Dover essere padre, essenzialmente, ma supplire anche a una madre… Avrebbe dovuto essere sempre più autorevole, punto di riferimento, questo lo intuiva, ma anche accogliente e capace di interagire con quei codici tipicamente materni, che non gli erano così usuali. E non poteva, e non voleva, delegare alla nonna compiti che non le erano propri e avrebbero potuto confondere la figlioletta. Così, giorno dopo giorno, Peter aveva creato per Lisa quei contatti salutari con i compagni di scuola e poi aveva dedicato un’attenzione particolare al dialogo e alla collaborazione con le maestre. Si era sentito compreso e sostenuto e cercava sempre di essere lui a prelevare la sua bambina a scuola. Sapeva che tutti i bambini erano molto orgogliosi di veder entrare in atrio il loro papà. A Peter stesso non pesava la corsa per arrivare in tempo: era così gratificato quando gli occhi di Lisa si illuminavano e gli correva incontro! Peter aveva incontrato alcune coppie giovani proprio prima dell’abbandono di sua moglie. Con loro aveva capito che una persona poteva essere capace di essere così grande da amare sempre per prima, anche in mezzo a difficoltà apparentemente insormontabili. Peter così aveva deciso, anche per il bene di Lisa, che avrebbe dovuto continuare ad alimentare una immagine positiva della mamma, con gradualità e buon senso, senza inutili illusioni. Per esempio: il regalo della mamma per il compleanno trovava un posto d’onore in casa. Ancora: un giorno che la mamma non era arrivata all’appuntamento con Lisa e la bambina era cupa e delusa, lui le aveva detto: Oh, ti vedo così triste…. Dov’è la mamma? Diceva che oggi saremmo andate allo zoo insieme!. Lei ti vuole molto bene, non mancherebbe mai a un vostro incontro… avrà avuto un problema che le ha impedito di venire! Cosa ne dici: vuoi venire allo zoo con me?. Peter avrebbe rinunciato alla giornata libera che aveva programmato con gli amici, ma sapeva di dover dare un messaggio di coerenza e di affetto a Lisa. Era già trascorso un anno dalla separazione. La mamma si faceva vedere sempre meno e nonostante questo Lisa sembrava superare abbastanza serenamente il momento difficile. Poi, un giorno… Quel giorno Peter arrivò frettolosamente a casa dei suoi genitori, ai quali aveva affidato la bambina per quel pomeriggio. Aprì con cautela la porta, perché solitamente in quell’occasione, Lisa gli faceva la sua trionfale e veemente accoglienza. Ma il turbine non arrivò a stampargli quei due baci appiccicosi, per via della merenda al miele che le preparava la nonna. Lisa, dove sei?. In salotto, rispose una vocetta decisa e secca. Ciao pesciolino, stai bene?. Io sì, ma lui no – lo informò preoccupata la bambina -. Pigi ha un bel mal di testa. Pigi era l’anatroccolo di peluche, l’amico inseparabile di Lisa. Povero Pigi – commentò Peter, chinandosi e tastando la fronte del palmipede – che abbia la febbre?. No, non ha la febbre, è così perché è molto preoccupato. A scuola, quella degli anatroccoli voglio dire, stanno preparando la festa della mamma. E lui non la vede mai. Come fa ad essere contento? Così si è fatto venire il mal di testa…. Se è per questo, spiegagli che ci sei tu che ti occupi di lui, come io di te, perché la tua mamma è sempre lontana…. Peter strinse a sé Lisa, anche per nascondere quel velo di angoscia che intuiva scolpito sul proprio viso e mascherato solo dalla barba scura. Lisa restò in silenzio qualche attimo soltanto, poi continuò a parlare a Pigi. La tua mamma anatroccola non può venire oggi da te, perché è lontana, però è contenta perché sa che sei in buone mani. Poi rivolgendosi a Peter: È vero, papa? Io sono molto fortunata, perché anche se la mamma è sempre lontana sono in mani buonissime: ci sei tu, papà mio…. Peter le fece fare il solito volo, sollevando da terra lei e Pigi ed esclamando: Certo, pesciolino mio!. La chiamava pesciolino talvolta, da quando avevano riso e sospirato insieme con il film a cartoni animati del pesciolino Nemo. Così Lisa precisò: Io sono come Nemo…. Certo, tu sei coraggiosa come Nemo , aveva confermato il papà. E tu sei come il papà di Nemo che diventa anche lui coraggioso perché gli vuole moltissimo bene. Quando la mamma non c’è, tutto può l’amore.