Quando l’impresa fa bene sociale

Loppiano

Raggiungiamo Alberto Frassinetti, cofondatore della Scuola di economia civile e consigliere delegato, durante un appuntamento di lavoro e mentre si inaugura a Loppiano il seminario di studio e di progetto sul riconoscimento dei valori dell’impresa. Approfitta di un intervallo per rispondere alle nostre domande su questo laboratorio che riunisce ad uno stesso tavolo imprenditori, economisti e politici. Tra i relatori anche Enrico Giovannini, già presidente dell’Istat e il ministro del Lavoro Poletti.

 

Serve in questo momento critico per l’impresa un seminario che ne misuri i valori e non il profitto e il rendimento di mercato?
«Noi vogliamo guardare all’impresa non solo come un luogo di profitti o come produttore di posti di lavoro, ma come un agente che costruisce bene comune e che produce valore sociale, valore relazionale e valore umano. L’impresa non si preoccupa solo di produrre, ma di fatto agisce su un sistema sociale e economico: più si comporta da agente giusto ed equo, più contribuisce alla costruzione del bene comune. Il sistema economico odierno misura sul profitto il valore di un’impresa e non ci rende conto di quanto si produca in equità e giustizia. Per noi l’impresa o è civile o è incivile. O attraverso l’agire delle persone, i prodotti, i servizi, si produce bene comune e si misura questo tipo di comportamento o non realizziamo in pieno quello che è l’essere di un’impresa». 

 

Ma davvero si ritengono misurabili questi tipi di azione?
«
Dare conto e capire la misurazione dei valori intangibili che sono costitutivi del fare impresa è fondamentale perché sono alla base della decisione dell’imprenditore. Quando lui comincia prima ancora del profitto c’è la voglia di condividere con altri e con il territorio il dono, l’idea che si è avuta e ricevuta. In questo seminario vorremmo approfondire le buone prassi e le proposte dell’economia civile come indicatori globali che ci consentano poi di offrire una sintesi non solo di prospettive, ma anche operativa per il nostro mondo economico».

 

Su che piani dialogherete con il ministro Poletti?
«La presenza del ministro che si occupa di lavoro e politica sociale in un seminario di questo tipo rende già implicito il riconoscimento che l’impresa è un agente di cambiamento sociale ed è opportuno misurare il valore dell’impresa anche con il suo apporto al welfare. Oggi occorre passare da un welfare distributivo, in cui lo Stato si fa carico di tutti quelli che lo abitano, ad un welfare generativo, dove ci sono sia i portatori di bisogni che gli attori che già operano su questi fronti, quindi non è più solo lo Stato a farsi carico di tutto, ma la società civile è in grado di mettere in relazione anche l’impresa, oltre che gli organi di governo. Il ministro farà le sue valutazioni, ma noi ci aspettiamo i suoi contributi e il suo pensiero a riguardo». 

 

Quali risultati vi attendete da questi giorni?
«Noi vogliamo incidere sulle proposte del mondo economico con una visione di impresa non solo orientata a profitto e bilancio, ma nella quale i prodotti non sono solo quelli sul catalogo, ma risultati sociali e umani, orientati in maniera sostanziale alla persona e al benessere collettivo e sociale. Nel bilancio di un’impresa anche queste attività sono importanti. Vogliamo accendere il faro su un modo di fare impresa civile in maniera sostenibile, che di fatto risulta vantaggioso perché pone al centro la persona e le sue aspettative. Non vogliamo solo riflessioni, ma tracciare una strada operativa da percorrere concretamente».

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