Quando la vita è più forte
Continua l'accoglienza dei profughi nordafricani. In Sardegna la solidarietà ha annullato la paura del diverso. Tanti anche i nuovi nati, come la piccola Laura
Si chiama Laura ed ha pochi giorni di vita. È liberiana ed è nata a Cagliari, dove la mamma Miriam è giunta insieme a decine di altri africani, arrivati da Lampedusa dopo essere fuggiti dalla Libia, dove lavoravano, lontano dal loro Paese d’origine, martoriato da una lunghissima guerra.
È la storia, una delle tante, che vede coinvolti gli immigrati, per lo più nuclei familiari con prole al seguito che, una volta abbandonata l’isola siciliana, vengono distribuiti nelle diverse regioni.
In Sardegna, il punto di sbarco è il porto industriale di Cagliari, dove gli immigrati trovano ad accoglierli i volontari della Caritas e quelli delle protezione civile, oltre alle forze dell’ordine, che in poco tempo, dopo le visite mediche, nel centro Caritas del capoluogo, vengono accompagnati in vari centri dell’hinterland cagliaritano, del Medio Campidano, del Sassarese e della Gallura.
Secondo l’ultimo apporto del Cnel Cagliari è ai primi posti in Italia per processi virtuosi di integrazione degli stranieri, che hanno raggiunto il 2 per cento della popolazione residente. Secondo il questore Salvatore Mulas «il flusso migratorio clandestino, che dal 2006 sta interessando questo territorio, ha modificato anche i nostri modelli di intervento. Particolare attenzione viene data, da un lato, al momento dell’identificazione e dell’assistenza dei migranti, dall’altra all’attività di indagine, anche a livello internazionale, finalizzata all’individuazione dei cosiddetti scafisti e di coloro che, spesso in associazione, si arricchiscono con questi traffici. Il recente massiccio afflusso di clandestini dal Nord Africa ha avuto ricadute anche sulla città di Cagliari, che – aggiunge – ha dimostrato spirito di solidarietà, accoglienza, pazienza e comprensione. L’emergenza s’inserisce tuttavia in un tessuto sociale altamente solidale».
Insomma la paura dell’invasione di cui avevano parlato i giornali locali non c’è stata. Anzi le poche centinaia di persone giunte sono state accolte in tante realtà che fanno capo alla Chiesa. Come è accaduto a Quartu sul litorale di Cagliari, dove la parrocchia di San Luca si è offerta di dare alloggio a tre famiglie somale, con figli. Stessa cosa nella parrocchia di San Pietro ad Assemini, hinterland cagliaritano, anche qui l’appartamento accanto all’oratorio è stato messo a disposizione di sei persone provenienti dal Corno d’Africa.
A Villacidro, Medio Campidano, una cinquantina di chilometri da Cagliari, in un hotel messo a disposizione dalla protezione civile vivono una trentina di africani, 15 coppie provenienti da Nigeria, Costa d’Avorio, Liberia e Ghana, in attesa del visto di rifugiato politico. Dopo il loro arrivo sono stati visitati dai medici dell’ospedale di San Gavino ed alcune donne incinte sono state trattenute precauzionalmente nell’ospedale. «Sono proprio loro, donne e bambini, coloro che più di altri pagano il caro prezzo delle guerre, delle dittature e della povertà – ha detto Simona Lobina, assessore provinciale all’Immigrazione – la nascita di Laura e l’attesa per i prossimi che nasceranno ci devono indurre a sperare che ci possa essere una vita migliore, anche per chi è fuggito da una terra dilaniata dalla dittatura prima e dalla guerra ora».