Quando Dio interviene
? Chi non ricorda, nell’ambito dei Focolari, l’episodio delle scarpe numero 42? Risale al 1943. Mentre la guerra infuria, a Trento il movimento muove i suoi primi passi con poche ragazze attorno a Chiara Lubich. Un giorno Chiara stessa incontra per strada un povero: ha bisogno di un paio di scarpe numero 42. In tempi di estrema penuria come quelli, sembrerebbe impensabile esaudire una richiesta così precisa. Ma lei non si sgomenta, certa dell’amore di Dio. Entra in una chiesetta e, inginocchiata davanti al tabernacolo, chiede con fede: “Gesù, dammi un paio di scarpe numero 42 per te in quel povero”. Non fa in tempo ad uscire che sopraggiunge una sua conoscente; le mette in mano un pacco: “Per i tuoi poveri”, dice. Si tratta per l’appunto di un paio di scarpe numero 42! È questo, forse, il primo episodio che dimostra l’avverarsi delle promesse evangeliche: il primo di innumerevoli “fioretti” scaturiti dalla fede nell’amore di Dio, capitati in tutti questi anni a quanti, nel mondo, si sforzano di attuare la spiritualità dell’unità. Questo aspetto di vita vissuta nel quotidiano ha caratterizzato fortemente Città nuova fin dalle sue origini. Anzi, da qualche numero, la rivista ha inaugurato una ulteriore apposita pagina con brevi esperienze dei lettori. Recentissima, poi, per i tipi della San Paolo, è la pubblicazione di un libro – I fioretti di Chiara e dei Focolari – che offre una scelta di questi frutti della Parola di Dio presa come regola di vita. Ne riportiamo qui di seguito alcuni. Cinquemila dollari All’ospedale di Fontem, in Camerun, per andare incontro alle persone tanto povere che venivano per curarsi, cercavamo di mantenere più basse possibile le tariffe per le prestazioni e i medicinali. Anche i medici e gli infermieri, che venivano dall’Europa, non percepivano uno stipendio vero, ma soltanto una quota per il loro sostentamento. Verso gli anni Ottanta, per diversi mesi consecutivi, i malati scarseggiavano perché nella stagione secca le persone sono occupate a procurarsi il cibo per tutto l’anno. Così anche le già poche entrate erano diminuite. Dopo alcuni mesi era consumato an- che il piccolo accantonamento per gli imprevisti e non c’erano più denari né per le medicine né per gli stipendi del personale. Ci siamo riuniti, medici e infermieri, e alla fine dell’incontro è stato deciso all’unanimità di non aumentare le tariffe, di non chiedere ulteriori soldi ai pazienti; piuttosto di fidarci di Dio, di affidarci a lui. E così ogni giorno, insieme al personale, abbiamo chiesto al Padre, nel nome di Gesù, la provvidenza per l’ospedale. Il 31 di quel mese ecco la risposta: sono arrivati in banca, da un donatore anonimo, cinquemila dollari sul conto dell’ospedale che ci hanno permesso di coprire tutti i disavanzi dei mesi precedenti e pagare il personale. E da quel giorno sono aumentati anche gli ammalati e non sono più mancati i soldi. A.P.M. Più del necessario amico. Mi domanda come mai mi trovo lì. “Essendo stato molto malato – ho risposto -, sto facendo delle iniezioni; ora mi manca l’ultima”. L’amico, senza sapere nulla della mia situazione, mi porge cinquecento scellini. Una grande gioia invade il mio cuore: ora avevo più del necessario per ciò che mi occorreva. Un ragazzo della Tanzania Ora verrai con me… Ero uscita dal lavoro un po’ più tardi quella sera, ma non volevo tornare a casa senza aver consegnato l’ultimo foglietto della Parola di vita a una famiglia che ogni mese visitavo. Per arrivare prima, ho pensato di prendere un taxi. Nel retrovisore vedo il volto del tassista che mi dice: “Sei entrata nella macchina sbagliata: questo è un taxi rubato, ora verrai con me”. Rabbrivi- Chi mi aiuta a studiare mi aveva pure dato milleduecento scellini per comprare un’iniezione contro la malaria, onde terminare la cura. Mi avvio verso la farmacia. Una donna povera mi ferma e mi racconta le sue necessità. Quel che avevo in tasca era per me il necessario, ma – poiché in lei vedevo Gesù – ho sentito che la dovevo aiutare. Le ho dato quindi duecento scellini. Nei pressi della farmacia, vedo una anziana signora addolorata: non aveva tutti i soldi per comprare una medicina più che necessaria. Ho aiutato pure lei con duecento scellini. Dai e dai, mi sono trovato nella stessa situazione di loro due. Mi mancavano infatti quattrocento scellini. Ma, ero certo, Dio mi stava guardando e seguendo in tutto. Entrato in farmacia, incontro un disco: è un rapinatore, dove mi porterà? Il taxi fila fuori della città. Siamo arrivati davanti a un motel, una casa di prostituzione, e lì mi fa scendere, spingendomi dentro una stanza. Mentre lui resta nella hall, mi siedo su un letto: cosa sarà di me?… Mi sono allora ricordata della Parola di vita che portavo e ho cominciato a leggerla. Quella persona entra e chiude la porta, si siede accanto a me e, mettendomi un braccio sulle spalle: “Cosa stai facendo?”. Gli spiego che si trattava di un commento al Vangelo, una frase di Gesù che cercavo di mettere in pratica. “Leggimela a voce alta! “, mi dice con tono aggressivo. Penso di vivere quel momento con solennità, leggendo parola per parola con amore. Non arrivo neanche alla fine della pagina che lui, strappandomi il foglio dalle mani, mi dice: “Vai via, vai pure, sei troppo buona!”. La Parola mi ha salvata. M.A.C. – Rio de Janeiro Per un atto d’amore Mentre faccio la passeggiata giornaliera indicata dal medico, cerco di conoscere il quartiere dove risiedo da poco tempo: sono, infatti, il nuovo vescovo del posto. Alcuni giorni dopo, mi trovo a mettere un po’ d’ordine nella casa vescovile, cercando di far che essa esprima sempre meglio Dio, che è bellezza. Trovo alcuni candelabri di bronzo che non vanno d’accordo col resto. Mi viene in mente un piccolissimo negozio di compravendita scoperto durante le passeggiate. Penso che, data la difficile situazione economica del paese, il suo proprietario possa trovarsi in gravi difficoltà. Chiedo alla segretaria di fare un pacco con i candelabri e consegnarli a quel signore con un bigliettino che dice: “Sono un piccolo dono del vescovo. Se riesce a venderli, la prego di dare i soldi ai poveri. Ma, se lei ne avesse bisogno, può tenerseli”. Nel pomeriggio improvvisamente viene al vescovado questo signore. Insiste che vuol vedermi. Quando troviamo mi dice: “Oggi volevo suicidarmi. Ma, quando è arrivata la sua segretaria, ho capito che io interessavo ancora a qualcuno, e ho cambiato idea. Mille grazie!”. R., vescovo – Argentina Viva per miracolo Mentre aspettavo il treno per Frascati alla stazione Termini, ho visto la folla correre spaventata, urlando. Tra i binari, un corpo immobile: una persona investita dal treno. Essendo infermiere, mi faccio avanti e mi trovo di fronte a una ragazza. La situazione è molto critica, chiedo a qualcuno di chiamare un’ambulanza e, nel frattempo, cerco di rianimarla: il treno le aveva tagliato la gamba destra e perdeva tantissimo sangue. Chiedo a qualcuno una cintura da uomo e blocco l’emorragia. La ragazza aveva ancora molte ferite, con trauma cranico e l’altra gamba rotta in varie parti. Mi accorgo che risponde alle mie manovre. Facendola respirare a ritmo, cerco di darle conforto e sicurezza. Dopo una quindicina di minuti sta entrando in shock per la perdita di sangue e temo che non possa sopravvivere. Ma quel volto esangue mi ricorda Gesù crocifisso. Mi concentro e chiedo a lui di salvarla o di portarla direttamente in paradiso. Non so cosa sia successo, ma provo nelle mie mani un grande calore, e mi vedo insieme alla ragazza avvolto in una grande luce; non sento più le voci attorno a me, tutto è fermo. Ho l’impressione che Qualcuno “invisibile” sia lì presente. Avverto una pace grande, un rapporto profondo, unico con Gesù. Le sirene mi richiamano alla realtà. La dottoressa, di fronte a questa situazione estremamente critica, è bloccata, e gli altri dell’ambulanza aspettano qualche suo ordine. Mi presento come infermiere e le suggerisco cosa fare. Quello che mi stupisce è notare con quale forza ho preso in mano la situazione; come fosse Gesù in me a farlo. Mi sono trovato a dirigere le operazioni e, con mia sorpresa, tutti mi obbedivano. Siamo riusciti a salvare la ragazza senza altre complicazioni. E. G. – Rocca di Papa a cura di Oreste Paliotti Domenico Salmaso