Quando ci si è fatti un nome

“È vero: il mio Luca di sette anni è molto vivace, a volte aggressivo, ma non cattivo, anzi è generoso verso il fratello più piccolo. In classe spesso disturba. La grana è scoppiata ieri. La mamma di una bambina ha riferito alla maestra che Luca le aveva dato un calcio. Non so che fare. Quando gli faccio presente un suo errore lui mi risponde:”Mamma, non mi ricordo…”. Quello che più mi addolora è che oramai le altre mamme lo hanno inesorabilmente scritto sulla lavagna dei “cattivi”; e quando ci si è fatti un nome…”. Mamma di Luca Per aiutare veramente Luca occorre smantellare questo suo comodo e facile rifugio del “non ricordo”.Trovi, non troppo tardi però, un’occasione per fargli presente il calcio a Luisella (chiamerò così la compagnetta): se lui dicesse ancora di non ricordare basta rispondergli che però Luisella si ricorda bene, e così pure la maestra e la sua mamma. Lo aiuti a rispettare, anzi ad amare gli altri. Sottolinei gli atti di generosità rivolti al fratellino. Solo in questa direzione potranno svilupparsi le doti che lo faranno apparire nella veste nuova di alunno “non cattivo” che viene non solo accettato, ma addirittura desiderato. In fondo anche lui lo vorrebbe… Diversamente, potrebbero svilupparsi ancora di più i gesti di violenza messi in atto, come “difesa”, da uno come lui, etichettato come “cattivo”. Comunque lei abbia fiducia. In fondo Luca ha solo sette anni e spesso, oggi, la scuola promuove incontri fra genitori ai quali lei può comunicare i risultati della “svolta”, chiedendo anche il loro aiuto. Se riuscisse ad ottenere la loro collaborazione e a spiegare la meta, che è quella di ottenere tra tutti l’amore scambievole, benedetto calcio! Sarebbe il sasso che ha smosso le acque stagnanti.

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