Quando alla maturità si parla di confini

Una delle tracce di tema proposte agli studenti invita a discutere sulla linea che segna la differenza tra le nazioni. Che può essere elemento di divisione o al contrario di unione
Confini © Michele Zanzucchi 2015

Una delle tracce per il tema di maturità riporta una citazione di Piero Zanini sul confine. Non so se il redattore del tema al ministero avesse in cuor suo il problema della Brexit, cioè dell’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea, che oggi si decide con un referendum Oltremanica. Fatto sta che gli studenti si sono visti obbligati a riflettere su un tema che è diventato di strettissima attualità dopo l’ondata migratoria dell’estate 2015, che ha fatto saltare una quantità impressionante di accordi europei su confini e frontiere. Il tema è stato proposto ai maturandi proprio nel giorno in cui l’Unione europea trovava un accordo sulla gestione di polizia alle frontiere esterne dell’Unione. E mentre papa Bergoglio, instancabile difensore dei deboli, ha di nuovo detto che i rifugiati non sono nemici ma fratelli.

 

Quel che impressiona nella campagna per o contro la Brexit è l’assenza di idealità. Sostanzialmente si discute della preservazione del proprio benessere nazionale. E così accade in Ungheria, in Polonia, in Francia, in Germania. Dopo il sussulto idealistico della Merkel nello scorso agosto, nessun leader politico europeo ha riproposto con forza e operativamente, al di là delle ovvie affermazioni di principio, una visione “alta” dei confini, che possono essere linea di demarcazione o linea di unione, dipende dal punto di vista.

 

Si parla di solito del confine come di una separazione, non come di una via all’unione. Ed è questo il deficit di visione che più impressiona nell’attuale dibattito. Si cerca l’identità in un confine, non in quello che c’è dentro il confine. Difendo la mia identità blindando il confine esterno. Senza accorgermi che di confini ne esistono una quantità impressionante a tutti i livelli della vita umana. E che la rivoluzione digitale ha fatto saltare le classiche distinzioni di confine. E che l’economia ormai è radicalmente transfrontaliera. E che persino la politica è multipolare.

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