Quale patto per l’immigrazione?
Le recentissime iniziative del Governo italiano con la Libia si inseriscono in quell’insieme di azioni che da circa un anno vengono portate avanti per arginare i flussi migratori nel Mediterraneo sotto il nome di Migration Compact, ossia il patto per l’immigrazione.
Ad aprile 2016 il primo ministro Renzi, infatti, inviava una lettera alle più alte cariche dell’Unione Europea in cui descriveva il percorso che l’Italia avrebbe avviato per frenare i flussi migratori. Un atto assolutamente informale, una lettera appunto, dai contenuti discutibili. Ineccepibili sul piano teorico, ma illegittimi sul piano pratico.
Da allora l’Italia ha sottoscritto accordi di varia natura con governi non democratici di alcuni Paesi africani (Sudan, Nigeria, Niger e in ultimo la Libia) per indurli a trattenere nei propri confini i migranti in transito verso l’Europa. Il prezzo che l’Italia sta pagando è molto alto e non solo in termini economici (circa duecento milioni di euro solo alla Libia, a quanto pare) ma anche in termini di imminente e futura ricattabilità.
L’Italia infatti si sta impegnando a fornire a questi governi la formazione all’intelligence locale, veicoli, sistemi informatici e tecnologici per l’identificazione delle persone e varie altre cose richieste. In cambio questi governi dovrebbero cercare di impedire che tante persone provenienti dall’Africa giungano sino alle coste libiche per imbarcarsi verso l’Italia e l’Europa.
Solo una visione miope e asservita all’Unione Europea può ritenere che questa strada sia valida e percorribile. Di fatto l’Italia si sta mettendo nelle condizioni di essere “ricattata” con grande facilità.
Nella primavera araba del 2011 le migliaia e migliaia di persone che Gheddafi faceva imbarcare verso la Sicilia, hanno rappresentato le cosiddette bombe umane che hanno costretto il premier Berlusconi a scendere ad accordi velocemente sottoscritti (per costruire autostrade e per portare in Libia altri servizi) pur di ridurre il flusso. Morto Gheddafi, tutto è ripreso. Ora l’Italia sta sottoscrivendo ulteriori accordi ma fa finta di non vedere che l’umanità ovunque è in totale ebollizione per le guerre, le ingiustizie, le catastrofi naturali, i regimi politici.
La strada tracciata dalla Costituzione italiana è quella dell’accoglienza e dell’integrazione. Ma ora stiamo vivendo una fase di assoluta contraddizione tra quanto l’Italia ha affermato (nella Costituzione) e sottoscritto (con l’adesione alla Convenzione di Ginevra e con il recepimento delle Direttive dell’Unione in materia di asilo), rispetto a quanto sta facendo oggi.
È una sorta di schizofrenia politica che porterà solo ad un grave peggioramento della situazione italiana sotto ogni profilo. È faticoso considerarsi italiani in questi giorni, mentre con la droga del festival di Sanremo si cerca – invano – di farci guardare alle luci e di un palcoscenico per dimenticare i barconi che, nel buio, scavalcano il Mediterraneo.