Quale istruzione in Europa: il parere delle chiese europee
La pandemia di Covid-19 ha colpito duramente i sistemi educativi degli Stati membri dell’Unione europea (Ue), provocando un’emergenza educativa con ripercussioni sugli studenti, gli apprendisti e i lavoratori. La chiusura totale delle scuole durante le prime ondate di pandemia è stata causa di instabilità per gli studenti e per le loro famiglie, con conseguente perdita di tempo di apprendimento, ritardi nei programmi di studio, difficoltà di adattamento all’apprendimento online, ecc. La ripresa delle scuole in un contesto quasi normale, oggi, potrebbe portare alla risoluzione di alcune problematiche ma anche all’emersione di altre.
La Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea (COMECE), tramite il suo gruppo di lavoro sulla Cultura e l’Educazione ha elaborato un contributo volto alla riflessione e all’azione nel contesto dello Spazio europeo dell’istruzione, a seguito della Comunicazione della Commissione Europea intitolata “Raggiungere lo Spazio europeo dell’istruzione entro il 2025”.
Il documento, redatto dal Gruppo di lavoro della COMECE su Cultura ed Educazione, creato nel dicembre 2020 e composto dal Segretariato della COMECE e dagli esperti delle Conferenze episcopali dell’Ue, affronta le sei dimensioni dello Spazio Europeo dell’Educazione, offre una panoramica dei principali elementi del concetto di “educazione integrale”, come promosso da Papa Francesco nel suo Global Compact sull’Educazione e la dottrina sociale della Chiesa, insieme a specifiche raccomandazioni sulle sei dimensioni dello Spazio europeo dell’istruzione, proposto dalla Commissione Europea nel 2020 e da realizzare entro il 2025, evidenziando la prospettiva delle Conferenze episcopali dell’UE nell’area della istruzione e formazione, nel contesto delle sfide che l’Ue sta affrontando attualmente.
Per affrontare le sfide che gli educatori e gli studenti di tutte le età devono affrontare oggi, il contributo approfondisce l’antropologia della persona umana e si concentra sulla necessità di un’educazione integrale, come sottolineato da Papa Francesco nel suo Global Compact sull’Educazione. Il Pontefice sostiene che dobbiamo «fare delle persone umane nel loro valore e dignità il centro di ogni percorso educativo, formale e informale, al fine di favorirne la specificità, la bellezza e l’unicità, e la capacità di relazione con gli altri e con il mondo che li circonda».
Il contributo della COMECE affronta la situazione dell’istruzione nell’UE, citando gli effetti a lungo termine della pandemia di Covid-19 sui percorsi di apprendimento di alunni e studenti, nonché le implicazioni socioeconomiche e psicologiche della crisi sanitaria. Il documento approfondisce le principali sfide nei settori dell’istruzione di qualità, dell’inclusione, della transizione verde e digitale, dell’insegnamento e delle università, nonché del ruolo dell’istruzione nelle relazioni esterne.
Tra le raccomandazioni ai responsabili politici dell’Ue, il documento della COMECE esprime la necessità di rafforzare la cooperazione tra l’Ue e le università di paesi esterni all’Europa al fine di promuovere un dialogo e una fraternità significativi; rafforzare il sostegno agli insegnanti nella loro missione di accompagnare gli studenti; promuovere l’innovazione nelle pratiche didattiche con un approccio equilibrato tra metodi didattici digitali e metodi didattici in presenza. Ancora, non mancano riferimenti al digital divide, alla mobilità di docenti e discenti in Europa, il mutuo riconoscimento dei diplomi, ecc.
La COMECE suggerisce inoltre di coinvolgere le famiglie e le comunità negli sforzi educativi e di sostenere gli enti impegnati nell’istruzione e formazione professionale nelle loro iniziative per garantire una migliore inclusione sociale delle persone svantaggiate. In questo senso, p. Manuel Barrios Prieto, Segretario Generale della COMECE, spiega che «solo includendo intere comunità nel processo educativo i discenti saranno rispettati nella loro dignità e troveranno la loro vocazione nella vita, introducendo processi creativi e trasformativi per il bene comune e il futuro dell’umanità».
In questo contesto, due delle più recenti disposizioni dell’Ue in materia di istruzione e formazione professionale, la Dichiarazione di Osnabrück e le Raccomandazioni del Parlamento europeo 2020 sull’istruzione e formazione professionale, sono un punto di partenza per garantire che le nostre società possano riprendersi e diventare più resilienti alle sfide avanti. Secondo la COMECE, il binomio tra istruzione e formazione pratica diventa fondamentale per comprendere e accompagnare i bisogni attuali e futuri della società e dell’economia, promuovendo una cultura dell’educazione che sia integrale, partecipativa e poliedrica. Eppure, tanto resta ancora da fare.
Infatti, l’importanza dell’educazione è indubbia e intrinsecamente connessa ad altri fattori, come ad esempio la povertà. Basti pensare che, secondo dati diffusi dal Parlamento europeo, l’accesso a risorse digitali e dispositivi per le famiglie a basso reddito sono state limitate durante le fasi dell’apprendimento a distanza, causando la mancanza di accesso all’istruzione per il 32% degli alunni durante la pandemia, rendendo impossibile per i genitori accompagnare i propri figli nei rispettivi percorsi educativi.
Secondo dati Eurostat, nel 2019 il tasso di rischio di povertà nell’Ue era più del doppio per gli adulti (dai 25 ai 59 anni) i cui genitori avevano un livello di istruzione basso (20,3%) rispetto a persone i cui i genitori avevano un alto livello di istruzione (8,6%). Sebbene ci siano stati dei miglioramenti nei tassi di partecipazione all’istruzione della prima infanzia (dal 90,3 % nel 2009 al 95,3 % nel 2019) e all’apprendimento permanente (dal 7,8 % nel 2010 al 9,2 % nel 2020), molti degli obiettivi proposti nel Quadro strategico per la cooperazione europea in materia di istruzione e formazione non sono stati rispettati. Ad esempio, gli Stati membri dell’Ue non sono riusciti a ridurre la quota di quindicenni con bassi livelli di lettura, matematica e scienze a meno del 15% entro il 2020.