Quale energia per l’Europa?

L’emergenza energetica provocata dal conflitto ucraino sta spingendo l’Europa a cercare una seria integrazione delle reti e lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Anche la Spagna e i Paesi del Sud europeo possono essere importanti in questo decisivo settore di produzione.
Pale eoliche

Quello che la guerra in Ucraina sta suscitando nell’animo degli europei, appunto perché la vediamo molto vicina, si manifesta in una complessità di emozioni e sentimenti certamente non omogenei. Ed è anche logico, siamo tutti diversi. Ma ci sono reazioni alle volte opposte. In Spagna l’abbiamo visto, per esempio, in quelli che tornano nel loro Paese in guerra per riscattare e salvare familiari e amici, mentre altri si preoccupano più di accumulare cibo, per paura di ciò che potrebbe accadere. Al primo caso appartengono quei trenta tassisti di Madrid che hanno riempito i loro taxi di aiuti da portare in Polonia e poi sono tornati con a bordo rifugiati ucraini. Tra i timorosi, invece, si trovano quelli che per esempio hanno svuotato gli scaffali dei supermercati di olio di semi di girasole, per paura che venga a mancare.

Un periodo di carenza di prodotti alimentari e di energia, come conseguenza di questa guerra, non è certo da ignorare; su questo sembra mettere in guardia la valanga di notizie riguardanti il gas proveniente dalla Russia o il grano esportato dall’Ucraina. Soprattutto non può mancare l’energia, che muove tutto. È decisamente fondamentale, direi più dell’olio di semi di girasole o di altri prodotti che ora mancano nei supermercati.

Lo sciopero in corso dei trasportatori in Spagna ne è un esempio, ma l’argomento dei camionisti è difficile da controbattere: i prezzi del carburante sono diventati inaccessibili.

Negli ultimi decenni l’energia e le sue fonti sono state motivo di preoccupazione a causa del cambiamento climatico, ora però è urgente trovare soluzioni per garantire l’approvvigionamento energetico in una situazione che ha messo in luce il fatto che Europa non è ancora un corpo, ma un insieme di isole energetiche. Cioè mancano politiche integrative al riguardo. E da come si stanno muovendo le cose, si direbbe che dipendere troppo da altri in materia energetica era un rischio che Bruxelles aveva considerato. Ecco perché, la settimana scorsa, al dibattito sulla situazione energetica durante il vertice dei Capi di stato e di governo dell’Ue, a Versailles (Francia), Ursula Von der Leyen ha parlato della possibilità di istituire un gruppo di lavoro per progettare un piano coordinato tra gli Stati membri di approvvigionamento energetico, nonché di elaborare una proposta politica a livello europeo per lo stoccaggio del gas.

Che al corpo europeo li manca una vera rete capillare di distribuzione energetica lo dicono tutti. Ora è però urgente attivarla e anche sviluppare fonti di energia che ci rendano il più possibile autonomi dalle importazioni dall’estero.

Il Periódico de la energía (https://elperiodicodelaenergia.com/) – un interessante sito web spagnolo di recente pubblicazione – informa i suoi lettori sulle potenzialità nei vari settori delle energie rinnovabili, mettendo a fuoco le grandi possibilità di sviluppo di questo settore nei Paesi europei. Una delle ultime news riguarda l’ultimo rapporto del Consiglio mondiale per l’energia eolica (Gwec), secondo il quale tra i dieci Paesi del mondo con più potenzialità di sviluppare energia eolica galleggiante, cioè grandi turbine in mezzo al mare, cinque fanno parte dell´Ue: Irlanda, Italia, Spagna, Portogallo e Grecia. Forse è arrivato il momento che l’Europa guardi al sud con più speranza.

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