Quale emergenza rifiuti nel Lazio?

Accanto a città in difficoltà, come Roma, ci sono molti comuni virtuosi, soprattutto in provincia di Frosinone. A complicare la situazione, le divergenze tra Capitale e Regione. Un approfondimento

Se lo chiedi ad un abitante di Castelnuovo di Porto, a pochi chilometri da Roma, ti dirà che nel suo comune l’emergenza rifiuti non c’è. In effetti nel piccolo centro a nord della Capitale la raccolta differenziata raggiunge la percentuale più alta nel Lazio, con il 78,8%: Castelnuovo è tra i comuni “ricicloni” del 2016 riconosciuti da Legambiente come i più virtuosi nel riciclo post consumo. Nel Lazio ne sono stati individuati altri cinque, tutti in provincia di Frosinone e quasi tutti con la differenziata oltre il 70%. Numerosi anche gli altri Comuni che si offrono come modelli per le buone pratiche adottate, i risultati conseguiti e il coinvolgimento dei cittadini.

A ben vedere l’“emergenza rifiuti” nel Lazio è in realtà un fenomeno a macchia di leopardo, che richiama alla responsabilità di chi ha amministrato i territori negli anni. È per questo che a Roma le critiche per un’emergenza che pare insanabile investono la sindaca 5stelle Virginia Raggi, che si rifà sulle giunte passate. Ed è per questo che a Latina e a Frosinone (le province più colpite) i cittadini se la prendono con le istituzioni per il rischio di avvelenamento delle acque e contaminazione dell’aria, mentre le procure indagano su eco-reati e collusioni fra politica e criminalità. Non si riscontrano negli ultimi anni “interessi di gruppi mafiosi” ha detto il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone alla Commissione Ecomafie, ma la Dda conferma che organizzazioni criminali gestiscono discariche non autorizzate e smaltimento illecito di materiali pericolosi.

Virginia Raggi  ANSA/ANGELO CARCONI
Virginia Raggi
ANSA/ANGELO CARCONI

I numeri comunque parlano chiaro: secondo il rapporto Ecomafia 2017, il Lazio è al quinto posto in Italia per reati ambientali e prima fra le Regioni del Centro con 2.241 infrazioni. Circa le illegalità nel ciclo dei rifiuti la Regione Lazio è al terzo posto con 533 infrazioni, Roma è la terza peggior provincia e Frosinone la nona con, rispettivamente 199 e 101 infrazioni.

Nella Regione sono attive 8 discariche ad Albano Laziale, Bracciano, Civitavecchia, Colleferro, due a Borgo Montello, Roccasecca e Viterbo. Ci sono 7 impianti per il trattamento meccanico-biologico (tmb) ad Albano, Colfelice, Aprilia, due a Malagrotta, Rocca Cencia, Salaria e Viterbo, e sono in funzione 3 impianti di incenerimento/gassificazione a Colleferro, Malagrotta e San Vittore del Lazio. Tuttavia molti di questi impianti sono vecchi, malfunzionanti e inutilizzabili. La situazione è degenerata dopo la chiusura nel 2013 della discarica di Malagrotta, che trattava 5mila tonnellate di rifiuti al giorno, poiché il piano alternativo proposto dalla giunta Marino non decollò.

Ad oggi la Regione Lazio ha individuato sette siti candidati ad ospitare una nuova discarica, ma le resistenze dei Comuni sono fortissime e Regione e Comune di Roma si rimpallano le responsabilità. Il piano del Campidoglio dice no a nuove discariche e inceneritori e punta sulla riduzione dei rifiuti con l’aumento della differenziata (al 43% nel 2016) e sulla creazione di tre nuovi impianti per il compostaggio, due dei quali a Cesano e Casal Selce.

Nicola Zingaretti
Nicola Zingaretti

Un forte malcontento nasce anche dal fatto che da anni i rifiuti prodotti nella Capitale vengono trasferiti in altre aree dentro la Regione, in altre Regioni e perfino oltreconfine, per un totale di 55 località ed una spesa di 720 milioni. Gli amministratori locali in protesta richiamano una legge comunitaria che prevede di trattare i rifiuti lì dove vengono prodotti. E anche la Regione pare far muro sulla possibilità di portare più rifiuti fuori dal Lazio e ammette “il ricorso all’export fino alla primavera del 2018”. Il presidente Nicola Zingaretti conferma la disponibilità di fondi per aumentare la differenziata e favorire il riciclo, dà il via libera ad un impianto di compostaggio a Rocca Cencia e suggerisce la creazione di “un invaso per rifiuti trattati e innocui” e una riconversione degli impianti di tmb, ma richiama Roma e la Città Metropolitana alle proprie responsabilità.

 

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Cassonetti per la raccolta differenziata
Cassonetti per la raccolta differenziata

CICLO DI GESTIONE DEI RIFIUTI

RACCOLTA E TRASPORTO, mantengono salubri gli ambienti di vita e di lavoro. La raccolta differenziata costituisce il presupposto per svolgere un’attività di riciclaggio consistente: solo così è possibile riciclare e si può procedere correttamente verso  il riutilizzo dei materiali.

TRATTAMENTO. Secondo l’art. 2 della Direttiva 1999/31/CE il trattamento dei rifiuti è l’insieme dei “processi fisici, termici, chimici, biologici, inclusa la cernita, che modificano le caratteristiche dei rifiuti allo scopo di ridurne il volume o la natura pericolosa e di facilitarne il trasporto o favorirne il recupero”.

A seconda del tipo di raccolta effettuata si possono avere diversi tipi di trattamento.

DALLA RACCOLTA DIFFERENZIATA si può ottenere:

  • il recupero materiali (riciclaggio)
  • il recupero della sola frazione organica, anche detta “umido” (compostaggio che produce concime naturale)

DALLA RACCOLTA NON DIFFERENZIATA si può ottenere il recupero dell’energia, secondo due tipi di trattamento:

  • a freddo: separazione e parziale recupero di materiali, biostabilizzazione e conferimento in discarica;
  • a caldo: incenerimento che produce energia elettrica; gassificazione; produzione di CDR (combustibile derivato dai rifiuti) utilizzato per il teleriscaldamento.

SMALTIMENTO. Riguarda gli scarti derivanti dai processi di trattamento dei rifiuti raccolti in modo differenziato ed indifferenziato e consiste nel loro conferimento alle discariche.

Fonte: Università di Bologna 

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