A qualcuno piace Green

A qualcuno piace Green, trasmissione ambientalista condotta da Raffaele Di Placido, col suo dinamismo e la sua intelligente leggerezza, è una piacevole sorpresa, una ventata d’aria fresca e pulita, rigenerante e ricostituente nella nostra televisione. In onda su Laeffe il giovedì sera alle 21.10.
A qualcuno piace Green, trasmissione condotta da Raffaele Di Placido, foto Laeffe

C’è qualcosa di bello in un piccolo, delizioso, programma trasmesso su LaEffe dall’8 ottobre scorso il giovedì alle 21.10: è una voglia incoraggiante di futuro, un’emissione di energia luminosa e contagiosa che passa per una parola, anzi, per un colore, il verde, inteso come pulito, sostenibile, prezioso. Si intitola A qualcuno piace Green ed è fatto di dieci puntate gustose, edificanti, fresche, che parlano di ecologia e di ambiente, ma sono anche un viaggio nel nostro Paese, nelle sue bellezze umane nascoste, «nel suo lato più green», dice il conduttore Raffaele Di Placido, che si presenta come «un biologo marino con la passione per la divulgazione», e attraversa l’Italia per capire come stia messa in vista degli obiettivi dell’Agenda 2030 che molti paesi che aderiscono all’Onu si sono dati per rendere, entro un decennio, la Terra un posto migliore.

Di Placido ha il viso sorridente, leggero, appassionato degli argomenti trattati. Racconta storie di persone, spesso di giovani, a modo loro visionarie, sognatrici, coltivatrici di speranza e per nulla rassegnate alla corrente del degrado e della distruzione. Andrà avanti fino al 4 novembre, A qualcuno piace Green, e si può vedere sul canale 135 di Sky e recuperare in streaming sulla piattaforma di Skygo. È prodotto dalla casa di produzione Stand by me e dà piacere e coraggio entrare in relazione con qualcuno che si è inventato un sistema – ogni volta geniale – per aiutare il nostro boccheggiante pianeta. «Persone – dice l’introduzione di ogni puntata – che hanno rivoluzionato la loro vita per rivoluzionare, forse, un giorno, la vostra».

Ma già gli spostamenti del conduttore/viaggiatore e della sua troupe – non nascosta, ma anzi chiamata in causa per piccoli esperimenti, coinvolta in rapide gag sempre a tema green – avvengono cercando di non sporcare, nel modo meno inquinante possibile. Cerca di muoversi a impatto zero, la piccola “banda” del programma, in sostegno, sulla scia, a complemento delle storie virtuose scovate; alla fine di ogni puntata, poi, lunga circa mezz’ora, fa il calcolo di quanta Co2 è stata inevitabilmente consumata, e l’inquinamento prodotto viene compensato piantando alberi nel mondo attraverso la piattaforma Treedom.

Nella prima puntata, dal titolo “Fame zero“, si parla di idee per ridurre lo spreco di cibo nel mondo, che non vuol dire solo salvare vite umane, ma salvare il pianeta stesso. Una delle idee raccontate in proposito è il progetto “Bella dentro“, attraverso il quale si recupera la frutta e la verdura meno bella esteriormente – ma comunque buona – e la si vende in spazi alternativi, di fatto ridandole quella utilità che la cultura dell’immagine e dello scarto mettono troppo facilmente da parte.

A proposito di recupero, di seconde vite, di bellezza nata da una ferita, c’è l’incontro con gli autori del progetto “Cassa Vaia“: un amplificatore naturale per smartphone creato con frammenti di abeti e larici caduti nei boschi dell’Alto Adige in seguito a quella tempesta terribile di qualche anno fa che determinò una vera catastrofe ambientale. Ha valore simbolico questa invenzione, che però è anche efficace ed ha una chiara e tangibile funzione pratica come tutte quelle mostrate nel programma.

Nella puntata “Acqua pulita e accessibile” si parla di come questa sia fondamentale per far fiorire tutto, anche gli esseri umani, e lo si spiega attraverso la storia di due ragazzi che vendono acqua imbottigliata (proveniente dalle Alpi marittime della loro terra) e coi proventi ricavati costruiscono infrastrutture che portano l’acqua in villaggi africani attraverso condotti e rubinetti. Finora questo progetto ha portato un rubinetto a più di 12 mila persone nel mondo.

Un’altra storia parla di un progetto intelligente per ripulire i fiumi dalla plastica attraverso delle ventole che conducono i rifiuti ai lati del corso d’acqua, dove si possono facilmente raccogliere e gettare dove è opportuno e sano farlo. Nel sesto episodio, dedicato all’energia pulita e rinnovabile, viene raccontato un progetto che produce appunto energia attraverso una macchina posta sul fondale del mare sfruttando le onde, e un altro che sfrutta l’energia prodotta dalle foglie che si muovono.

Raffaele Di Placido con le sue domande colloquiali, con la sua capacità di sorridere e di essere ironico, di interagire bene con le persone incontrate, riesce a rendere accessibile ogni esperimento scientifico trattato e a divulgare bene tanta bellezza pensata e realizzata. Per questo A qualcuno piace Green, col suo dinamismo e la sua intelligente leggerezza, è una piacevole sorpresa, una ventata d’aria fresca e pulita, rigenerante e ricostituente nella nostra televisione. Doveroso, perciò, renderlo meno nascosto, parlarne per promuoverlo.

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