Può esserci la felicità per tutti?
Felicità e virtù civili, anche in economia: se c’è un argomento oggi molto attuale in Corea, è questo. In tutto il Paese sono forti le domande sulla felicità: sarà la crisi economica che tutt’ora fa sentire i suoi effetti, sarà che a livello di opinione pubblica si comincia a intuire che la felicità non è così legata al PIL ed al consumismo, saranno le imminenti elezioni presidenziali per le quali i vari candidati fanno a gara a intercettare gli stati d’animo dei coreani. Anche la nascita del forte movimento di protesta scaturito non appena sono stati resi pubblici alcuni comportamenti molto discutibili della attuale presidente (un milione di persone hanno manifestato pacificamente in piazza con le candele sabato scorso), è emblematica di questa sete di felicità e virtù civili.
Il 7° Asia Future Forum dal titolo: “Oltre il PIL, l’obbiettivo della felicità per tutti” che si svolgerà il 23 e 24 novembre prossimi nel prestigioso Hotel Conrad al centro di Seoul, rivolgendo una particolare attenzione all’economia civile, pare intercettare queste domande. Luigino Bruni, invitato espressamente a portare il suo contributo di economista civile, terrà la relazione principale all’apertura del Forum trattando di felicità pubblica e beni relazionali e modererà la tavola rotonda "Raccomandazioni e requisiti per un mondo di felicità condivisa". Hankyoreh, il popolare quotidiano che promuove l’Asia Future Forum, nei giorni scorsi ha pubblicato una intervista a Bruni, ricalcando questi argomenti: ne riportiamo alcuni brani.
In che senso l’economia civile persegue la felicità delle persone?
L'economia civile è l'economia che parte dal primato delle relazioni fra le persone e pur riconoscendo l'importanza della ricchezza e del reddito dice che i beni economici diventano benessere solo all'interno di relazioni sociali buone.
Che relazione ha l’economia civile con il mercato?
L'economia civile è economia di mercato: non c'è una economia civile dove il mercato non abbia un ruolo centrale. Centrale non vuol dire però unico: l'economia civile riconosce che accanto al mercato occorrono altri principi che fanno del mercato un luogo civilizzante. Questi principi sono: la reciprocità, la gratuità, la ridistribuzione delle ricchezze da parte dello Stato (tramite lo strumento fiscale e il lavoro), la giustizia, la sussidiarietà. Quando invece il mercato con la sua logica di scambio senza gratuità vuole diventare l'unico principio della vita sociale, la società si ammala e il benessere diminuisce. Quindi mentre una economia di mercato è buona, non è buona una società di mercato.
Se la partecipazione, l'amicizia, l'amore e la dedizione civile fanno la felicità attraverso le relazioni tra le persone, qual è la forma di vera partecipazione, amicizia, amore, dedizione in termini di produzione e di consumo?
I rapporti interpersonali che noi economisti chiamiamo “beni relazionali” (Relational goods) sono sia beni di produzione che beni di consumo. In che senso? Pensiamo al lavoro. Se unéquipe di lavoro è molto concorde, non sviluppa conflitti, è capace di cooperare, è composta di persone positive e collaborative, questa équipe ha un “asset” un “capitale” di tipo relazionale che le consente di produrre meglio dal punto di vista lavorativo (più creatività, processi più veloci, decisioni più fluide). Ma il bene relazionale è anche un bene di consumo perché quando vado al lavoro ed ho un bel rapporto con i miei colleghi questo rapporto mi nutre, aumenta il mio benessere come quando mangio un pranzo o compro un vestito: ci sono poche cose più belle di lavorare con persone con cui c’è un rapporto bello, ci si alza con più gioia, si entra in ufficio con il sorriso e la qualità della vita cresce.