Puntino, il tulipano gentile

Nel paese dei mulini a vento la vita scorreva tranquilla, come l’acqua che gorgogliava festosa nei canali che circondavano i campi

Nel paese dei mulini a vento la vita scorreva tranquilla, come l’acqua che gorgogliava festosa nei canali che circondavano i campi. Il sole splendeva e i bambini correvano con gli zoccoli di legno che risuonavano per le strade.

Più di mille e mille fiori colorati dondolavano al vento, profumando le campagne. Erano tulipani viola, rossi, arancioni, rosa. Alti alti, dritti dritti, con i petali ben accostati e i pistilli puntati verso il sole. All’ombra delle sorelle e dei fratelli, cresceva di età, ma purtroppo non in altezza, un tulipano bianco screziato di rosso di nome Puntino. Questo, per la verità, non era il suo nome. Quello vero non lo ricordava nessuno. Lo chiamavano Puntino perché era piccino, il più piccolo di tutti.

Ma era un bel fiore e odorava di cose buone. Puntino parlava e parlava, agitava le foglie, cercava di allungare i petali.

Cullati dal vento, baciati dal sole, gli altri fiori lo guardavano altezzosi, dall’alto in basso. Vedendolo triste, gli animaletti del campo provarono ad aiutarlo: gli uccellini tirarono, tirarono e tirarono, puff… puff… Le formichine spinsero, spinsero e spinsero, pant… pant… Fecero tutti una gran fatica, ma lo stelo non si allungò e la corolla non si sollevò.

Il piccolo tulipano pensava: «Sono piccolo. Sono brutto. Nessuno mi vuole bene».

Un giorno, la coccinella Betta gli disse: «Basta lamentarti, Puntino! Non pensare a ciò che ti manca, ma alle cose belle che hai». «Uhm», rimuginò Puntino. Aveva petali morbidi, le screziature rosse sembravano piccole fiamme e aveva un odore zuccheroso, di caramelle e biscotti. Era un fiore davvero speciale e finalmente se ne era accorto!

All’improvviso arrivò Ginetta, una bambina con i codini e il sorriso furbetto. Guardò di qua e cercò di là. «Questo no, quello nemmeno, quell’altro neanche». Mentre scrutava attenta i fiori, Ginetta vide Puntino. «Che bel tulipano! – esclamò –. Ti prenderò con me. Sarai il mio amico speciale». Che emozione, per il piccolo tulipano. Che gioia indescrivibile! Con una paletta, Ginetta raccolse il bulbo di Puntino e, tornata a casa, lo piantò in un gran vaso davanti alla finestra e lo riempì di premure. Puntino era felice. Era circondato da piccoli fiori che lo ammiravano e per i suoi nuovi amici aveva sempre una parola gentile: non aveva dimenticato cosa aveva

provato quando era stato un tulipano solo e triste.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons