Pulvis et umbra
Pulvis et umbra, ANTONIO MANZINI
Torna il vicequestore Schiavone, geniale e spinellaro, esemplificazione del confine sottile che intercorre tra il delinquente e il poliziotto. Manzini è esistenzialmente poliziotto, idealmente delinquente. Un uomo dello Stato, in fondo, perché sa bene qual è il limite da non superare. Ma nel contempo manifesta valori umani, come la fedeltà, che non sono né da poliziotti né da delinquenti, ma solo da persone umane. Tutto il romanzo è un peana alla fedeltà, beninteso in un mare d’infedeltà. Un trans viene ucciso ad Aosta in modo sordido e Schiavone arriva al colpevole in modo geniale e rocambolesco, come sempre. Finale a sorpresa, quasi filosofico, un concentrato di buoni sentimenti in una cloaca. Il migliore Manzini di sempre, avvincente e costellato di colpi di scena inattesi. Un romanzo giallo, al solito consigliato ai moralisti, ma soprattutto ai moralizzatori.
Sellerio, € 15,00