Puglia, le speranze del G7

Giovedì 13 giugno è iniziato il G7, che vedrà riuniti i grandi leader politici fino a sabato. I vescovi vedono l’incontro come «opportunità per segnare un nuovo passo che migliori l’esistenza dell’intera umanità».
La prima ministra italiana Giorgia Meloni al vertice del G7 a Borgo Egnazia (Brindisi), il 13 giugno 2024. Foto: ANSA/ETTORE FERRARI

Nella terra di don Tonino Bello, il G7, forum informale che riunisce i sette Paesi più industrializzati del mondo (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Usa) più la presidenza del Consiglio europeo e della Commissione non può avere lo stesso sapore degli incontri che ha tenuto in precedenza. Certo, i problemi economici e finanziari, campo di interesse prevalente del forum, non mancano, ma è la guerra, quella tra la Russia e l’Ucraina e tra Israele e Palestina, il vero banco di prova su cui è chiamato a misurarsi il G7.

La Puglia, dove don Tonino ha esercitato il suo ministero, non è come le altre regioni italiane, ha in sé il carisma della pace che il vescovo di Molfetta ha seminato e fatto crescere. È la Puglia della concordia e della convivialità quella che ospita i grandi della Terra. A questa missione è stata chiamata anche da papa Francesco fin dal suo incontro e dalla sua preghiera personale sulla tomba di don Tonino ad Alessano, suo paese di nascita, nell’aprile 2018. In quella circostanza il pontefice ricordò che se «la guerra genera povertà, anche la povertà genera guerra. La pace, perciò, si costruisce a cominciare dalle case, dalle strade, dalle botteghe, là dove artigianalmente si plasma la comunione».

Con l’eco ancora vivo di quelle parole, i vescovi pugliesi hanno rivolto al G7 un appello dall’emblematico titolo “C’è bisogno di Speranza, siate audaci!”. «Come pastori della Chiesa cattolica – scrivono – cogliamo l’importanza del vostro incontro come opportunità per segnare un nuovo passo che migliori l’esistenza dell’intera umanità. A voi, che siete responsabili della vita di tanti, chiediamo con accorata forza il coraggio di non retrocedere dinanzi alle sfide del momento che vedono nella Pace e nella crescita sostenibile le coordinate imprescindibili di un cambio di paradigma, di cui tutti avvertiamo la necessità.

Bandiera della pace portata da don Tonino Bello in Bosnia, custodita nella sede della Fondazione don Tonino Bello di Alessano. Foto: Pasquale Pellegrini

Questa nostra terra di Puglia, con la sua millenaria cultura civile e religiosa, esprime da sempre la vocazione a essere ponte tra i popoli del Mediterraneo, “arca di Pace e non arco di guerra”, spazio di accoglienza e inclusione e non frontiera inaccessibile e inospitale. I problemi della nostra gente sono le fatiche dell’umanità. Ai nostri giovani manca il futuro che noi adulti abbiamo rubato loro. Abbiate a cuore il bene di tutti, sapendo valicare i confini del presente e gli interessi di parte. C’è bisogno di Speranza, siate audaci!».

La stessa speranza e la stessa audacia che don Tonino non ha mai smesso di alimentare in Puglia e che il pontefice ha voluto rivitalizzare chiamando a raccolta, proprio a Bari, sulle sponde dell’Adriatico, prima i capi delle Chiese del Medio Oriente, nel 2018, per un incontro ecumenico per la pace e poi, nel 2020, i vescovi cattolici dell’area per l’incontro “Mediterraneo, frontiera di pace”. La regione, per la sua collocazione aperta all’Oriente e al Mediterraneo, ha una vocazione alla pace riconosciuta e fortemente riaffermata dal pontefice in ogni circostanza.  «Il Mare nostrum – disse ai vescovi cattolici, nel 2020 – è il luogo fisico e spirituale nel quale ha preso forma la nostra civiltà, come risultato dell’incontro di popoli diversi. Proprio in virtù della sua conformazione, questo mare obbliga i popoli e le culture che vi si affacciano a una costante prossimità, invitandoli a fare memoria di ciò che li accomuna e a rammentare che solo vivendo nella concordia possono godere delle opportunità che questa regione offre dal punto di vista delle risorse, della bellezza del territorio, delle varie tradizioni umane. Ai nostri giorni, l’importanza di tale area non è diminuita in seguito alle dinamiche determinate dalla globalizzazione; al contrario, quest’ultima ha accentuato il ruolo del Mediterraneo, quale crocevia di interessi e vicende significative dal punto di vista sociale, politico, religioso ed economico. Il Mediterraneo rimane una zona strategica, il cui equilibrio riflette i suoi effetti anche sulle altre parti del mondo».

Il G7 potrebbe ricordarsene e agire di conseguenza, lanciando da questa terra una vera iniziativa di pace che metta i contendenti intorno ad un tavolo. Guardandosi negli occhi potranno forse scorgere l’assurdità del dolore e della distruzione provocata e, magari, sentire quell’afflato che tiene insieme le differenze e le contrapposizioni in uno spirito di convivialità. Questo è stato sempre il desiderio di don Tonino. E questo è il desiderio dell’umanità a qualunque latitudine. Il G7 non può tradirlo.

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