Prova a pronunciare il nome
«Prova a pronunciare il nome “salmone” piano piano, scandendo bene le sillabe: sal-mo-ne. Non provi quasi una sensazione di grandezza?», disse un giorno di settembre la mamma a Letizia, la bimba più allegra del mondo, ma timorosa di ogni cambiamento che la riguardasse.
«Il suo nome è sontuoso, a confronto di altri pesci, il cui unico torto è quello di avere dei nomi brutti e insignificanti. Salmo Salar, lo hanno chiamato gli antichi romani, dal verbo “salire”, riferendosi ovviamente alla loro principale caratteristica.
«Pesce affascinante questo salmone, che va dal mare al fiume. Esattamente il contrario delle anguille, che dalle acque dolci vanno al mare per riprodursi.
«Gli scienziati si sono sempre scervellati per capire la genetica del salmone e i pescatori, da secoli, gli hanno dato la caccia per mangiarne le carni prelibate. Non si è sicuri neanche sulle sue origini. Non parliamo poi di quando, a complicare le cose, ci si è messo anche quello del Pacifico!», continuò la mamma.
«Perché? Chi è il salmone del Pacifico?», chiese Letizia.
«Perché? Chi è il salmone del Pacifico?», chiese Letizia.
«Il salmone del Pacifico vive molta della sua vita nell’Oceano Pacifico ed è il re dei fiumi. Questa sua fama è pari solamente alle grandi difficoltà che incontra fin dal momento in cui nasce. Proverò a raccontarti la vita del salmone Geronimo, che ho visto in un fiume quando ero piccola come te, che tra poco inizierai la scuola elementare», continuò la mamma che, prendendo Leti sulle ginocchia, iniziò a raccontare…
«Dopo aver vissuto quattro anni in mare, nell’oceano, la femmina di salmone Rossel, che sarebbe diventata la mamma di Geronimo, come ogni salmone iniziò la risalita in acqua dolce, che è piena di pericoli e tanto faticosa. Sai, piccola, i salmoni devono evitare di essere catturati dagli orsi, devono resistere alle correnti, al caldo del sole quando l’acqua si abbassa, agli uomini che li vogliono catturare… che forza, che coraggio, che grinta questi pesci!».
«Ma perché devono andare dal mare alle sorgenti, su su fino all’inizio del fiume?», domandò Letizia.
«Per continuare la vita. Infatti, giunta a destinazione, Rossel scavò una buca, di un metro circa, profonda quattro-cinque centimetri, parallela alla corrente e ben ossigenata. Era la culla per i suoi piccoli… Sai, si era innamorata durante il suo lungo viaggio verso la sorgente del fiume.
«Il suo sposo aspettò paziente, stando a guardia del nido e lottando per difendere le piccole vite. Pensa che solo i salmoni del Pacifico si scelgono e restano fedeli uno all’altra per tutta la vita. Non tutti i pesci fanno così.
«Un giorno speciale le piccole uova rosse si aprirono. Nello stesso istante i genitori morirono. Avevano dato tutto per i loro piccoli: la vita, la culla e la difesa… poi, stanchi del lungo viaggio dal mare al fiume, si lasciarono andare nella corrente. Contenti, perché avevano portato a termine il loro compito per benino!
«Ecco dunque che tra le tante uova, per ultimo, spuntò un pesciolino bellissimo, vispo e con tanta voglia di vivere! I pesci del branco, che con lui cresceva, lo chiamarono Geronimo. Passarono i giorni… Sai, i salmoncini restano circa un anno nel fiume, poi sentono il richiamo verso il mare… ma dopo diciotto mesi Geronimo non si decideva proprio a partire: aveva paura del mare, era un ambiente nuovo; invece la sua tana la conosceva bene e anche se ormai l’acqua era troppo bassa, lui voleva restare lì.
«Ma una notte sognò i genitori che, anche se non li aveva mai visti, li aveva nel suo cuore: certe cose si sentono dentro.
«I volti di mamma e papà lo incoraggiavano a partire… Sono gli scogli che fanno alte le onde! Si deve fare uno sforzo, si deve superare spesso un ostacolo, una paura per poi vivere qualcosa di più bello… il grande mare è fantastico.
«Così la mattina seguente Geronimo volle provare: si mise con il musetto rivolto alla sorgente del fiume e si lasciò andare verso il mare, continuando a guardare la sua tana che via via diventava sempre più piccola. Voleva imprimersi ben in testa la strada che avrebbe percorso quando da grande avrebbe fatto la splendida risalita per perpetuare anche lui la Vita».
«Che forti i salmoni! È riuscito a ritornare da grande alla sua tana per diventare papà?», domandò Letizia.
«Non lo so, io l’ho incontrato mentre scendeva!», sorrise la mamma.
In quel momento suonò il campanello della porta. Era una bimba del palazzo che sarebbe andata nella nuova scuola con Letizia tra poche settimane.
«Sono venuta ad invitarti giù in cortile, così proviamo a diventare amiche», disse.
Letizia subito rispose di no, perché voleva stare nella sua sicura cameretta, ma la mamma le disse: «Prova a pronunciare il nome! SAL-MO…» e Letizia, sorridendo, concluse: «- NE».
Era come se un’ondata di coraggio le fosse arrivata addosso e felice uscì con la sua nuova amica.