Proteste contro il turismo di massa
Le proteste contro il turismo di massa si sono moltiplicate nell’ultimo mese in Spagna. Barcellona, Cadice, Málaga, Granada, San Sebastián e Madrid sono alcune delle città dove gruppi di cittadini, in realtà non molto numerosi, hanno manifestato contro un modello di turismo che ritengono dannoso. Anche nelle isole Canarie e Baleari si sono verificati episodi analoghi. Tutti luoghi verso i quali l’attrazione turistica è fortemente pubblicizzata.
A Málaga, la provincia con il maggior numero di case e appartamenti ad uso turistico (39 mila), i manifestanti hanno chiesto: «Vietate le abitazioni turistiche», oppure «Stipendio 1.300, affitto 1.100. Come vivere?». Slogan questi che parlano del grave problema degli affitti nelle città turistiche, in parte causato dalla domanda turistica e tanto dalla speculazione dei proprietari di case.
Simile la protesta nelle isole Baleari, dove i cittadini si lamentano del sovraffollamento, della distruzione dell’ambiente, dell’inquinamento, dei prezzi proibitivi delle case e della mancanza di protezione (è ricorrente la notizia di disordini causati da giovani turisti a Magaluf, nell’isola di Maiorca). E nelle isole atlantiche sono d’accordo: «Le Canarie hanno un limite», dicono altri a Santa Cruz de Tenerife.
La richiesta rivolta al comune e al governo regionale di Granada è di «limitare il turismo di massa» che travolge l’Albaicín, un quartiere dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, affinché «non diventi una triste decorazione scenica». Ma le proteste che più eco hanno trovato nella stampa, anche internazionale, sono quelle a Barcellona dove i manifestanti hanno spaventato i turisti innaffiandoli con pistole ad acqua. Insomma, tutte proteste che parlano di un malcontento sociale perché la vita in queste città non è più come una volta. I loro abitanti si sentono attaccati e feriti. E chiedono con insistenza misure di controllo.
All’estremo opposto del turismo di massa troviamo in Spagna l’offerta denominata Montañas vacías (montagne vuote), nel territorio che alcuni hanno ribattezzato “Lapponia del Sud” per la sua bassa densità di popolazione. Questo progetto è nato 6 anni fa senza alcun fine di lucro grazie a Ernesto Pastor, un ingegnere delle telecomunicazioni, 41 enne, residente a Teruel (in Aragona, 140 Km a nordovest di Valencia), capoluogo con poco più di 36 mila abitanti. «Questo tipo di viaggio avventuroso in bicicletta – spiega Pastor –, con la casa sulle spalle, è il modo migliore per vivere davvero il territorio, oltre che una forma di rilancio locale con tante possibilità». Alcune delle zone che attraversa il percorso Montañas vacías hanno meno di un abitante per chilometro quadrato.
Il percorso è da poco diventato il primo in Europa (e il primo al mondo per le biciclette) a ricevere il certificato da Quiet Parks International, un’associazione dedicata alla ricerca e preservazione dei luoghi più silenziosi del pianeta. La sua filosofia è che la qualità del suono è un segno essenziale della salute ecologica di un ambiente. «Il viaggio esteriore è importante quanto quello interiore», dicono. La calma e la solitudine favoriscono sia il ritrovamento di sé stessi che il collegamento con altre persone una volta arrivati a destinazione.
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