#Proteobrains2021: giovani resilienti che guardano al futuro

Presentato il  9° Rapporto di Ricerca sui giovani italiani. Sono stati definiti giovani “leopardi” con riferimento sia al sommo poeta che al felino, in tensione tra subire e reagire, tra il pessimismo leopardiano e lo slancio felpato del felino alla riconquista del proprio territorio.

«Nell’inverno della pandemia non possiamo che essere grati ai nostri giovani perché essi ci ricordano il valore autentico e imprescindibile del fare comunità», ha commentato il prof. Nicola Ferrigni, Direttore dell’Osservatorio “Generazione Proteo” nel corso della conferenza stampa di presentazione del 9° Rapporto di Ricerca sui giovani italiani.

Giovani “leopardi” sono stati definiti con riferimento sia al sommo poeta che al felino, in tensione tra subire e reagire, tra il pessimismo leopardiano e lo slancio felpato del felino alla riconquista del proprio territorio. Così li ha plasmati quest’ultimo anno in cui il protrarsi della pandemia è divenuto uno status permanente. Emerge, tuttavia, l’immagine di una generazione resiliente, capace ancora di sognare e progettare un futuro da protagonista, desiderosa di essere al fianco delle istituzioni per costruire il bene comune.

Anche quest’anno, l’Osservatorio ha confermato la capacità di porre i giovani al centro, consentendo loro di interagire e mettersi in discussione attraverso i 5 Digital Talk, i tavoli digitali che hanno permesso un dialogo tra studenti, docenti della Link Campus University e autorevoli guest (giornalisti, influencer, sportivi, musicisti). La dimensione del tempo è stata al centro del confronto: #ReTakeYourTime è stato il filo conduttore dei tavoli tematici che hanno offerto una riflessione su: la vita nel tempo del Covid; la vita nonostante il Covid; la vita a causa del Covid; la vita prima del Covid; la vita dopo il Covid.

Indubbiamente, la percezione del tempo è cambiata, a partire dal concetto di «tempo libero»: il 22,8% dei giovani ritiene che esso non esista più. Rispetto agli anni precedenti la pandemia, gli intervistati dichiarano di avere la sensazione che i giorni non scorrano mai (15,5%), di non avere fatto nulla di costruttivo (26,4%), di trovarsi più spesso ad annoiarsi (22,5%). Al tempo stesso, affermano di aver riscoperto l’importanza di un tempo da dedicare a se stessi (16,6%), alla propria famiglia (15,1%) e di avere riscoperto la libertà (32,8%).

In linea con i dati emersi nel Rapporto 2020 – in cui i giovani dichiaravano di essere più preoccupati che un familiare o un amico potesse ammalarsi a causa del Covid che di essere contagiati – la ricerca restituisce un’istantanea di giovani altruisti, favorevoli al vaccino (84,6%) principalmente per tutelare i genitori e nonni (46,4%) che, pur sperando di potersi vaccinare al più presto (79,4%), ritengono giusto dare la precedenza ai soggetti più a rischio (51%).

Anche le relazioni sono state oggetto della ricerca. Riguardo le relazioni familiari, i rapporti con i genitori sono migliorati per il 38,3% dei giovani, anche per la maggiore quantità di tempo passata insieme (53,7%).

Per quanto riguarda l’ambito della scuola, alla domanda «come pensi che influirà quest’anno scolastico in DAD sul tuo futuro e sulla tua formazione?», il 44,9% è consapevole che dal punto di vista della formazione la situazione non è non peggiorata, ma è netta la sensazione di essersi persi qualcosa di importante in termini di crescita, relazioni, rapporti con i compagni di classe (45,1%) e insegnanti (18,5%). Per questo, alla domanda: «cosa provi pensando alla scuola in presenza?», il 50,3% ha risposto «nostalgia» e solo il 18,1% «paura».

Se i giovani hanno “subìto” una nuova modalità di apprendimento – e solo 1 intervistato su 3 promuove la DAD – tuttavia sanno anche prospettare la scuola che vorrebbero. Alla domanda: «cosa potrebbe aiutare a migliorare la DAD?» rispondono che bisognerebbe rinnovare i programmi adattandoli alla modalità didattica online (33,6%) e sognano una scuola che non lasci indietro gli studenti con famiglie economicamente svantaggiate (43,4%) o alunni portatori di disabilità.

Per quanto riguarda la sfera pubblica, si è registrato un calo di fiducia nei confronti della magistratura (59,6%), dell’Unione europea (47,1%) e della politica (74,6%). Una politica nei confronti della quale i giovani affermano di essere per nulla (21,5%) e poco interessanti (42,4%) perché convinti che essa sia per nulla (41,1%) o poco (47,2%) disposta ad ascoltarli.

Grande fiducia, invece, nei confronti della scienza (44,1%), grazie alla quale il mondo evolve, anche se esperti e scienziati sono considerati un po’ troppo presenzialisti in televisione, non sempre capaci di spiegare con parole semplici quello che accade e, secondo 1 ragazzo su 5, sono un po’ “complici” della politica.

Questa generazione di «giovani leopardi» che si definisce insicura (87%), demotivata (76,4%), sospesa (63,2%), allo stesso tempo è creativa (68,3%) e reattiva (57,4%); non si abbandona al pessimismo e sa trarre speranza dalla famiglia 32%; sogna di recuperare la normalità, che identifica nel tornare ad abbracciare (47%), prima ancora che a viaggiare 17,2%, andare allo stadio 11,5% o ai concerti 10,8%.

Una generazione di giovani «con uno sguardo rivolto al futuro, e al recupero di una normalità che, come l’abbraccio che la identifica, non appartiene alla sfera dell’avere o del fare, quanto piuttosto a quella dell’essere», dichiara il prof. Ferrigni.

 

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