Protagonisti mondiali?

Brasile e Turchia, in questo momento, sono membri di turno, a termine, del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
Lula Ahmadinejad

Una volta, sulla scena mondiale, c’era la divisione Est/Ovest e la frattura Nord/Sud. Oggi è più rilevante la polarità tra Occidente in generale e “Sud globale”. Ma recentemente si sono manifestate evoluzioni interessanti, che danno vita ad aggregazioni inedite. Penso in particolare al tentativo di “mediazione” compiuto da Brasile e Turchia sul programma nucleare iraniano. I due Paesi, in questo momento, sono membri di turno, a termine, del Consiglio di sicurezza dell’Onu. La loro iniziativa può essere interpretata in due modi: uno, in chiave più strumentale, sottolinea come Brasile e Turchia abbiano cercato di aggirare lo scoglio di una decisione del Consiglio di sicurezza comportante nuove sanzioni contro l’Iran; il secondo, più attento alle questioni strutturali, pone in luce come si sta giocando, in realtà, una partita più ampia per i cambiamenti a medio-lungo termine.

Ma c’è di più. L’iniziativa diplomatica turco-brasiliana segna una svolta negli equilibri internazionali. Il Brasile si propone da tempo come un Paese con aspirazioni “globaliste”: ha un ruolo propulsivo nel G20 e vuole porsi come punto di riferimento per una nuova collocazione dell’America Latina sulla scena mondiale. Da parte sua, la Turchia aspira a (o è indotta a) svolgere un ruolo regionale in Medio Oriente. Dovremmo salutare con favore questo nuovo impegno. Ad ogni modo, è interessante il tentativo di uscire dallo schema violazione/sanzione e dall’altro di far funzionare nuovi equilibri mondiali.

Ma attenzione a valutare questi nuovi segnali con categorie superate, a mettere vino nuovo in otri vecchi. Per prima cosa, non siamo affatto dinanzi a un rinnovato fronte dei Paesi “non allineati”. Brasile e Turchia sono due membri importanti del G20. La Turchia è membro della Nato e Paese candidato all’ingresso nella Unione europea. L’iniziativa turco-brasiliana segna, piuttosto, un’importante novità: è forse la prima dimostrazione delle potenzialità e della determinazione a “contare” di nuovi protagonisti, non solo nei settori tradizionali del G20 (clima, alimentazione) ma anche nel campo della sicurezza “politica”. Ne sentiremo parlare ancora.

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