Prostituzione e schiavitù, una giusta lotta è possibile

Andare oltre il senso di impotenza e rassegnazione davanti alla plateale violazione della dignità umana. Intervista all’avvocato Laila Simoncelli, della Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23)

Capita a tutti di frequentare tratti di strade dove si pratica l’offerta della prostituzione.  Prevalentemente si tratta di donne, di solito giovani e straniere, in gruppo o anche da sole. Al senso di rabbia subentra il timore per i clan degli sfruttatori, conosciuti dalle cronache per la loro violenza, e ci si chiede il perché della carenza della giustizia in questo campo.

In 4 città italiane (Roma, Genova, Verona e Piacenza) venerdì 8 febbraio 2019, sarà possibile ascoltare la testimonianza di alcune di queste donne, destinate altrimenti a restare sconosciute e senza volto. Ma interverranno anche alcuni “clienti” pentiti che hanno preso consapevolezza della loro complicità nel meccanismo di riduzione in schiavitù  di altri esseri umani. Ogni 8 febbraio l’associazione comunità papa Giovanni XXIII (Apg23) celebra così la memoria di Giuseppina Bakita, nata nel 1869 in Sudan, rapita e fatta schiava quando aveva 9 anni, proclamata santa e protettrice delle persone vittime di tratta nel Giubileo del 2000.

Secondo l’Apg23, si stima che siano tra le 75 mila e le 120 mila le persone vittime della prostituzione. Il 65% sta in strada. Il  37% ha un’età compresa dai 13 ai 17 anni. Possiamo accettare una tale violazione degli elementari diritti umani senza essere, in qualche modo, complici? Ne abbiamo parlato con l’avvocato Laila Simoncelli, referente nazionale della Apg23 per il servizio diritti umani e giustizia.

Come fate a fornite i numeri sulle vittime della prostituzione?
Teniamo presente che il traffico di esseri umani è la terza industria illegale (a livello mondiale) per fatturato: è un fenomeno sommerso che sfugge a indagini sistematiche, ed è perciò possibile fare solo delle stime. In Italia, il mercato del sesso registra un fatturato annuo pari a 3,9 miliardi di euro ed è in continua e veloce espansione con l’utilizzo del web.

Le stime che come APG23 abbiamo diffuso si fondano sull’acquisizione di dati e monitoraggio, nei nostri 25 anni di esperienza, e con l’azione svolta ogni sera sulle strade con gli attuali 150 operatori raggruppati in 24 team di strada in 12 Regioni. La “forchetta” di statistica di oscillazione tra i valori minimi e massimi e piuttosto ampia, ma è in grado di riflettere appieno le tragiche dimensioni del fenomeno.

E come spiegate la presenza di questa piaga?
È una piaga così tanto diffusa perché la tratta di esseri umani e lo sfruttamento sessuale hanno come cause profonde la diseguaglianza tra uomini e donne e la povertà, aggravate dalla iniqua distribuzione delle ricchezza e da altre ingiustizie come i conflitti armati. I problemi economici e la povertà sono infatti tra le maggiori cause della prostituzione. L’emarginazione sociale è un fattore chiave che contribuisce ad aumentare la vulnerabilità di donne e ragazze minorenni rispetto alla tratta di esseri umani. Le persone che si trovano a esercitare la prostituzione sono particolarmente vulnerabili ed esposte al rischio di subire violenza e pregiudizio.

I flussi migratori incontrollati nascondono questa commercio di corpi?
Sicuramente sì e lo abbiamo potuto verificare sulle strade d’Italia e lo stesso OIM, agenzia ONU per le migrazioni, ha stimato che l’80% delle ragazze nigeriane arrivate in Italia negli scorsi anni erano vittime di tratta a scopo sessuale, senza trascurare i flussi dall’Est Europa. L’organizzazione di questo traffico è molto strutturata: hanno agenti/reclutatori, trasportatori, matrone e piazzisti nei Paesi di arrivo. In particolare, coloro che si occupano di reclutare nei Paesi di origine le vittime, sono molto scaltri. Si tratta di persone comuni che conoscono le famiglie più vulnerabili, le fragilità e le giuste parole per allontanare e circuire le donne, le ragazzine e le bambine.

Che cosa hai visto nei tuoi viaggi a cominciare dal Niger?
In Niger ho potuto vedere e parlare viso a viso con tante di queste ragazze, ingannate oppure fuggite dagli attacchi di frange armate nei loro villaggi. Il Niger è un Paese che accoglie tantissimi profughi e sfollati interni con grande generosità. Molte adolescenti, bambine e ragazze erano bloccate lì nella capitale nigerina (Niamey) disperate, senza nulla, con l’unica scelta di mendicare o vendersi per sopravvivere, molte altre erano relegate in oscure “case” di tolleranza gestite da madame o protettori. Altre avevano trovato rifugio dopo abusi inenarrabili nelle strutture dell’UNHCR. È difficile spiegare ad un europeo come tutto ciò sia possibile. Dopo diversi viaggi e dieci anni di  vita nel continente nero, ho conosciuto tante amiche, sorelle che hanno camminato con me, ho sperimentato tutta la forza delle donne africane assieme al grande dolore e alla grande fragilità a cui sono esposte dalla povertà, dalla discriminazione di genere, dai conflitti dalle guerre, dalla criminalità.

Esistono e come si collegano le mafie etniche con quelle italiane?
Le c.d. “mafie etniche” non potrebbero svilupparsi in Italia se non avessero connessioni strette e connivenze di interessi con quelle italiane, i canali della tratta sono praticamente un connubio con droghe e armi. I riciclaggi di denaro “sporco”, i proventi del sistema prostituente debbono trovare i medesimi sbocchi finanziari, e lo spaccio di droga e corpi, capillare o all’ingrosso, deve trovare la sua manovalanza a basso costo. È inevitabile, come è noto da tempo secondo le indagini delle forze dell’ordine, che si stringano cartelli e intese con i “clan” nostrani.

Eppure la virtuosa Germania non ha legalizzato la prostituzione?
Con riferimento a quel Paese è opportuno ricordare il terribile dossier della rivista “Spiegel” di qualche anno fa che ha rivelato gli orrori dei “bordelli”. Nel Paese tedesco, su circa 400 mila donne prostituite, solo 44 sono registrate. Si sono aperti mega bordelli con la capacità di accogliere fino a mille compratori di sesso e perfino di più.

Con una tariffa fissa, con 70 euro, puoi comprare una birra, una salciccia e donne illimitate (all you can use/eat). Il 95% delle donne reclutato nei bordelli sono straniere e il 31% di loro ha meno di 21 anni. Oramai le ricerche e gli studi in tutta Europa, le varie commissioni di inchiesta francesi, irlandesi, svedesi, norvegesi, le statistiche in Germania e Olanda e la stessa Commissione per la parità di genere europea (v. Risoluzione Honeyball) ne hanno scientificamente enumerato i danni e le evidenze.

Per leggere la seconda parte dell’intervista clicca qui

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