Proposte per il ministro

A proposito dell’articolo “La scuola sotto esame” di Luca Gentile, pubblicato sul n.12/2010.
Scuola

Coscienza civile «In 21 anni passati nella scuola dell’obbligo con i miei 4 figli, ho visto solo decadimenti: dei fabbricati scolastici (ma il ministro che può fare? Non ci sono fondi!); della professionalità del corpo docente (ma perché pretendere una "revisione" degli insegnanti? Trattano solo con dei bambini!); dei contenuti didattici delle varie aree di apprendimento; della garanzia di continuità didattica (mio figlio in prima elementare cambiò 8 maestre prima che rientrasse la titolare dal congedo di maternità); della preparazione – non quella manageriale, quella umana – dei vari dirigenti scolastici.

«Al ministro cosa chiederei? Di farsi un bel giro nelle nostre scuole, di paese o di periferia. Di instaurare commissioni che valutino i docenti, se non siano venuti a mancare i requisiti attitudinali, psicologici e professionali per l’insegnamento (i giovani hanno bisogno di esempi alti dalle istituzioni). La possibilità, già esistente in altri Paesi europei, per i genitori, di esprimere una valutazione sul personale docente e non docente della scuola frequentata dai propri figli».

Nadia Giannini

 

Quali riforme? «Sono un insegnante in pensione. Da sempre, quando si parla di crisi, le prime cose sulle quali si taglia sono sanità e scuola. Credo siano le colonne portanti, per motivi diversi, della società. Finché le riforme verranno fatte da persone che, pur con tutta la buona volontà, non vivono quotidianamente fra i banchi, è difficile che si possa soddisfare l’utenza».

Alberto Di Girolamo

 

Selezione «Alcune proposte a costo zero e ad ampio guadagno per il sistema scolastico: 1) i docenti devono dedicarsi esclusivamente alla scuola; 2) eliminare tutti i “progetti” che non hanno niente a che vedere con l’indirizzo di studi. Rimanere a scuola a fare progetti di musica o scacchi o ceramica o irrigare un terreno piantumato nel cortile scolastico (progetto che ho visto con i miei occhi… e non ci credevo), fa perdere agli studenti anche quel poco di voglia di studiare quando tornano la sera a casa e devono studiare la lezione per il giorno dopo; 3) curare motivazione e preparazione dei docenti. Cioè puntare sul lifetime training, convincendo il corpo docente e i sindacati (decisamente resistenti); 4) puntare sulla qualità dell’istruzione, il che porta necessariamente alla selezione degli studenti. Ne vedo tantissimi nella mia facoltà che sembrano caduti lì per caso e che, purtroppo, non completano gli studi».

Alessandro Pirisinu

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