A proposito di Suicidio Assistito

Dopo la presa di posizione del Comitato etico delle Marche, ripercorriamo come si è giunti alla depenalizzazione in caso di sofferenza non altrimenti gestibile. Una buona legge sul fine vita già esiste in Italia (219/2017)

Il Comitato Etico delle Marche ha riconosciuto la presenza dei requisiti per la depenalizzazione del Suicidio Medicalmente Assistito (SMA) in un caso di sofferenza ritenuta non altrimenti gestibile in un soggetto tetraplegico da 10 anni, a seguito di incidente stradale. Con questo nuovo parere è probabile che il percorso legislativo in Italia riceverà un ulteriore accelerazione. Del resto, negli ultimi anni sono state le sentenze a guidare il dibattito, per una grave latitanza della politica.

Proviamo a ripercorrere gli avvenimenti più recenti.

A fine 2019 la Corte Costituzionale si è espressa sul cosiddetto “Caso Cappato” (ricordiamo i fatti: Marco Cappato si autodenunciò per aver agevolato il percorso di richiesta di Suicidio Assistito di Fabiano Antoniani, più conosciuto col nome d’arte di DJ Fabo, e averlo accompagnato nell’ultimo viaggio in Svizzera).

La sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale (questo è un mio mio parere, da “non giurista”):

  • afferma che costituzionalmente il Suicidio Assistito è perseguibile penalmente;
  • lo depenalizza in casi particolari e con valore retroattivo applicato al caso Cappato;
  • dice che non si pone la questione dell’obiezione di coscienza perché “depenalizzare” non vuol dire rendere “obbligatorio”;
  • afferma però che il diritto va salvaguardato e che di conseguenza possa essere garantito dalle ASL (servizio pubblico) per equità di accesso ai diritti;
  • auspica una legge che non solo depenalizzi, ma preveda procedure e percorsi specifici;
  • non dice che cosa sarà dell’obiezione di coscienza in presenza di una tale legge.

Sulla base di queste indicazioni, nel caso in oggetto è stata richiesto all’ASL di mettere in atto le condizioni per agevolare il Suicidio Assistito. L’ASL, a questo punto, ha ritenuto non esserci obblighi e si è rivolta al Tribunale di Ancona opponendosi a tale richiesta.

Il responso del Tribunale di Ancona ha sostanzialmente riconosciuto la validità delle argomentazioni dell’ASL, aprendo però ad una prospettiva interessante (per quanto discutibile):

  • da una parte ha ribadito che, fermo restando che in attesa di una legge il SMA può essere depenalizzato, non si può richiedere all’ASL il dovere di metterlo in atto
  • d’altra parte, però, è lecito da parte del richiedente ottenere che venga valutata la presenza di quei requisiti suggeriti dalla Corte Costituzionale, che sarebbero già da ora depenalizzanti in caso di SMA e che sarebbero “potenzialmente” criteri di accesso al SMA se una legge lo prevedesse come intervento sanitario “pubblico”.

A questo punto il quesito è passato all’attenzione del Comitato Etico (CE) Territoriale. Ricordiamo che la questione dei CE è sembrata da subito a molti osservatori un “punto debole” della sentenza della Corte Costituzionale (a oggi i Comitati Etici sono pochi, con poche risorse, non risulta che in genere abbiano competenze specifiche sull’etica di fine vita e sulle cure palliative).

Non sappiamo molto della discussione avvenuta nel Comitato Etico, ma è di queste ore la notizia che sono stati riconosciuti i requisiti che renderebbero non perseguibile l’atto di accompagnamento al Suicidio Assistito. Con un preoccupante automatismo, il parere del Comitato è stato riportato da molti organi di stampa come “autorizzazione del Suicidio Assistito” (in nome di una presunta legalizzazione già sancita dalla Corte Costituzionale, che al contrario, ricordiamolo, si limitava a prevedere la depenalizzazione in caso di situazioni estreme molto chiaramente delimitate).

C’è quindi un circolo vizioso: il Tribunale afferma che non c’è una legge che obblighi alla messa in atto del Suicidio Assistito; riconosce però il diritto di richiedere la valutazione della presenza dei requisiti che renderebbero non perseguibile penalmente l’atto; il Comitato Etico non si limita a valutare i requisiti, ma sembrerebbe superare il Tribunale (e la stessa Corte Costituzionale) nell’autorizzazione dell’atto stesso. Almeno così è riportato.

  • Ma come verrebbe eseguito il Suicidio Assistito?
  • Con quali farmaci?
  • Dove?
  • Per opera di quali figure?

Tutto questo non è per niente chiaro.

La mia impressione generale è che ogni passaggio ne apra almeno dieci di maggior complessità e delicatezza bioetica che non so quanto i legislatori siano in grado di comprendere e approfondire. Mi preoccupa molto, anche perché mi pare che ormai ci sia una strada obbligata verso una legge che spero possa essere almeno la “meno peggio” possibile.

Un “leit motiv” del dibattito in corso è che “in Italia non c’è una legge per il fine vita”. Questo non è vero, perché la legge 219/2017 è una buona legge, abbastanza recente e ben lontana da essere pienamente attuata, che affronta i temi del fine vita con posizioni anche coraggiose su cui non tutti sono d’accordo, ma nel cui contesto in molti possono ritrovarsi e collocarsi più o meno vicini al “confine”.

Ricordiamo che parliamo della legge che basandosi su solidi riferimenti costituzionali e fondandosi sul valore della “cura” nel rapporto tra paziente e medico ha affermato nuovi diritti come le Disposizioni Anticipate di Trattamento, e confermato la liceità della sospensione di trattamenti futili o comunque non più accettati dall’individuo, della sedazione palliativa come atto medico per i sintomi incoercibili alla fine della vita, la Pianificazione Anticipata delle cure.

Credo che, prima di altri passaggi avventurosi, sia necessario che questa legge venga rilanciata e valorizzata, e che “integrarla” frettolosamente con la possibilità del SMA e dell’Eutanasia, come da molti proposto, sarebbe il modo peggiore (o migliore, secondo i punti di vista…) per affossarla. Perché nel cuore di una buona legge si aprirebbe il “vulnus” delle facili scorciatoie che toglierebbero tutto lo spazio di riflessione, accompagnamento e rapporto umano che la caratterizzano.

I “colpi di mano” di queste ultime ore dimostrano che non si tratta di un timore senza fondamento.

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