Promesse, sogni e gaffe
Via al piano sgomberi illustrato da Berlusconi, tra defaillance istituzionali e progetti concreti. Partiti dall’isola 1450 tunisini
Ieri sera dalle 19 il piano sgomberi per Lampedusa è iniziato. In contemporanea all’approdo della nave, sono cominciate le operazioni di controllo sui tunisini da imbarcare, sotto l’occhio di cronisti e fotografi, ma anche di tanti lampedusani che volevano conferma alle promesse di Berlusconi, proclamate sulla scalinata del Comune.
Dieci i punti chiave da lui esposti:
1) Sgombero totale entro 48 o 60 ore al massimo con sei navi passeggeri impegnate;
2) Pulizia immediata della collina della vergogna;
3) Accordi con la Tunisia, che prevedono il blocco dell’immigrazione e il rimpatrio per chi accetterà a congrue condizioni, resi complessi per l’assenza di funzionari di riferimento. Quali condizioni, non è dato ancora sapere;
4) Piani per elettricità e strade. Non si conosce l’entità del finanziamento;
5) Accordi con l’Eni per una riduzione del prezzo del gasolio e primo pieno gratis per tutti i pescherecci;
6) Piano colore: abbellire le abitazioni e provvedere al rimboschimento e alla ricrescita delle palme uccise dal punteruolo rosso;
7) Moratoria fiscale per un anno;
8) Spot su Rai e Mediaset per rilanciare il turismo;
9) L’istituzione di una zona franca da concordare con l’Europa;
10) Un piano a burocrazia zero per le nuove attività produttive, sulle quali il controllo sarà effettuato a opera iniziata.
L’accoglienza da parte dei lampedusani alle promesse del premier è stata per certi versi positiva, perché qualcosa finalmente sembra venga fatto per risolvere l’emergenza. Fin qui l’uomo di governo. Poi si è passati ai sogni: «Cosa c’è di più bello di un campo da golf?». Ma ricorda il premier che nell’isola scarseggia l’acqua e il mantenimento del green avrebbe costi non indifferenti? Poi si passa al «casinò». Ma forse i lampedusani desidererebbero dare priorità alla realizzazione di una scuola elementare, visto che l’attuale è ospitata nel liceo.
Poi cominciano gli scivoloni. Il primo avviene durante il comizio, con l’annuncio dell’acquisto di una casa da un milione e mezzo di euro, in una cala lampedusana, in poche ore. Per molti qui uno schiaffo ai sacrifici e poi anche alle persone, quando in conferenza stampa il premier aggiunge che la possono pure imbrattare, così possono sfogarsi. Chi deve sfogarsi? I lampedusani, a mo’ di vandali, o i tunisini ancora sull’isola?
Poi le donne. Qui le gaffe diventano due. Alcune mamme chiedono di partecipare alla conferenza stampa. Il premier le invita e afferma «Potete venire anche in topless, non mi dispiace». Alla base dell’aeronautica, poi, incontra una rappresentanza del popolo lampedusano e chiede alle donne di mettersi in prima fila, dato il suo noto gradimento per le presenze femminili. «Ma si tratta veramente di gaffe o il premier continua a dimenticare di essere un capo di governo dove il decoro gli è sempre richiesto e lo stesso il rispetto delle persone?», sussurra una vicina. L’indignazione e lo sconcerto è stato palesato da alcune giovani studenti del liceo e da loro insegnanti, vicinissime al presidente.
Infine l’uscita plateale in conferenza stampa, a cui è giunto con ben due ore di ritardo senza scusarsi e da cui è uscito senza nemmeno concludere e salutare. È vero che qualcuno dei colleghi si è rivelato particolarmente insistente sul processo breve su cui il premier aveva esplicitamente affermato di non voler rispondere, ma abbandonare la sala con considerazioni estetiche sulla persona imputata, con condimenti al limite della volgarità, hanno letteralmente fatto saltare dalla sedia i colleghi stranieri.