Programmi 2009-2010, scarso coraggio
«Squadra che vince non si cambia!». Si rispolvera spesso l’antico adagio, soprattutto in tempi di crisi, quando occorre risparmiare, ottenendo comunque un risultato eccellente o almeno accettabile. È una pratica che in televisione si usa spesso, un principio con il quale sembrano costruiti i palinsesti dei due colossi televisivi, ai nastri di partenza.
Da Rai e Mediaset poche novità e molte conferme: una serie di reality show, da Amici al Grande fratello, dall’Isola dei famosi alla “novità” di Lost in Tribe di Paola Perego.
I soliti telefilm e le serie, dal “numero due” in poi, di tante fiction italiane, alcune anche di qualità: siamo al nove per Distretto di polizia, al sette per Don Matteo, e solo al due per L’onore e il rispetto. Si mena la solfa anche per l’intrattenimento e per l’informazione, con i programmi già visti l’anno scorso, con le uniche eccezioni degli one man show di Enrico Montesano e Vincenzo Salemme, ma anche con l’inedita coppia Bonolis-De Filippi, il cui progetto musicale, al momento in cui scrivo, è ancora segreto. Mediaset però ha acquistato i diritti per l’Italia dei Grammy Awards, uno dei più importanti premi internazionali per l’industria musicale, e dunque si deduce che potrebbero essere proprio loro due i protagonisti di questo grande evento.
C’è un dato che colpisce nel leggere queste rassegne: non si osa più. Una volta i grandi autori si chiudevano per settimane in un appartamento, a scrivere e pensare alle novità da proporre al pubblico: ed ecco Mina e la Carrà, la coppia Mondaini-Vianello, i grandi show del sabato sera, gli sceneggiati e l’intrattenimento quotidiano. Oggi più che altro si va a caccia di format già pronti da acquistare e magari da adattare un po’ al nostro modo di vedere e fare le cose. Si rischia poco, per spendere poco e guadagnare molto.
È vero che la televisione è un prodotto, e soprattutto quella commerciale deve guardare ai numeri. Ma questi si ottengono anche senza dover fare per forza i “guardoni” degli altri, puntando invece sui talenti creativi che ci sono, e di qualità. Ad esempio, si nota una forte lacuna di programmi per ragazzi: in genere si susseguono i cartoni animati senza soluzione di continuità. C’è poi quella famiglia di Raitre che si chiama Melevisione che è una struttura di alto livello a cui la Rai dovrebbe attingere per valorizzare i palinsesti, non solo per i ragazzi; e invece, anche Trebisonda, che della Melevisione è figlia, per mancanza di fondi, partirà solo a gennaio 2010.
Ci potrebbe dare una mano la novità del digitale, a cui presto tutti dovremmo abituarci. C’è Raiquattro, infine, al secondo posto per gli ascolti: dopo il primo anno di sperimentazione potrebbe, grazie alla libertà di cui gode, cominciare a proporre qualcosa di nuovo dalla sua serra creativa.