Progetto Fosbury, il cambio di passo possibile dei giovani in Italia

Si può ancora sognare in Italia? La proposta del Forum delle associazioni familiari, presentata durante la Settimana sociale di Trieste, per uno protagonismo dei giovani a partire da quattro storie emblematiche. Per fare delle difficoltà esistenti un trampolino di lancio per superare gli ostacoli.
Sara Ciaci per il Progetto Fosbury

Nel ricco programma della Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, che si è svolta a Trieste dal 3 al 7 luglio, ha trovato posto la presentazione del Progetto Fosbury, ideato dal Forum delle associazioni familiari traendo ispirazione dalla storia di Dick Fosbury: un’atleta considerato mediocre che, grazie all’invenzione di una tecnica di salto in alto, ha rivoluzionato le regole dell’atletica leggera.

Rincorsa, stacco, volo e atterraggio” sono le quattro parole che sintetizzano lo stile Fosbury e che sono stati presi come punti chiave e filo conduttore delle esperienze condivise alla presentazione del progetto a Trieste da 4 giovani con storie diverse accomunate dalla ricerca di sogni e prospettive concrete di un nuovo protagonismo giovanile.

Enrico Parisi è calabrese, presidente nazionale di Coldiretti giovani e della federazione provinciale di Cosenza. Ha raccontato la sua esperienza come giovane imprenditore agricolo sollevando questioni rilevanti come l’emigrazione e la scarsità di rappresentanza politica giovanile in Europa. Parisi ha proposto “creatività” ed “amicizia” come strumenti chiave per un Paese che torni a essere una casa e non un limite per i giovani.

Chi scrive, invece, è abruzzese e studentessa di Tecniche di Protezione civile e sicurezza del territorio a L’Aquila. Nel mio intervento ho sottolineato l’importanza delle comunità di appartenenza come terreno fertile di sogni e quindi la necessità di lavorare sui territori locali per creare realtà in cui i giovani possano sentirsi protagonisti. Come dice papa Francesco, «i giovani sono la finestra attraverso cui entra il futuro».

Fabrizio Canta, giovane volontario di Asso.Gio.Ca di Napoli, ha raccontato come l’associazione, attiva dal 1997, offra spazi e opportunità a bambini e ragazzi delle aree più difficili della sua città. Fabrizio ha scelto di dedicarsi a questa missione per dare una speranza ai giovani della sua comunità, seguendo un percorso che ha trasformato anche la sua vita personale.

Niccolò Rocco, da Treviso, imprenditore impegnato nel mondo politico locale, ha condiviso la consapevolezza dell’importanza di fornire strumenti concreti ai giovani, specialmente attraverso associazioni e movimenti che permettono di fare scelte collettive, non per sentirsi leader ma per essere parte attiva di un cambiamento.

A fare da cornice alle storie dei 4 giovani, a Trieste, gli interventi di don Alberto Ravagnani, giovane sacerdote, scrittore e influencer, e di Alessandro Rosina, professore ordinario di Demografia e statistica sociale dell’Università cattolica di Milano, moderati da Adriano Bordignon, presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari.

Don Ravagnani ha evidenziato la realtà quotidiana di molti ragazzi che, confusi, non hanno gli strumenti per realizzare i propri obiettivi. Alla parola “sogno”, ha accostato le parole “missione” e “vocazione”, realizzabili solo quando si ha una visione verso un futuro. Ed è proprio il futuro che spaventa poiché, in questi ultimi anni, si realizza troppo velocemente. I cambiamenti che si verificano variano la vita dei giovani in pochi attimi. Al tempo dei social si è abituati ormai a voler avere una “risposta” immediata incidendo sui tempi che un giovane è disposto ad attendere per vedere dei frutti sbocciare.

Secondo don Ravagnani esistono domande di fondo (“Che cosa mi chiede la realtà da fuori? Come rispondo internamente alle sollecitazioni esteriori? Che cosa devo fare nella mia vita per essere felice?“) che aiutano a concepire la realtà non solo individualmente, ma come relazione verso il mondo che ci circonda,  sentendosi parte di un processo più grande. Il demografo Rosina parte dal dato di fatto che “ci sono sempre meno giovani” per arrivare ad affrontare la questione sull’Italia che non è più un Paese per giovani.

Il cambio di passo è possibile a partire da una comunità in grado di trasformare i sogni dei giovani in realtà. I limiti posti da una società precedente non devono essere più vincoli insormontabili, ma un trampolino di lancio per cambiare e realizzare nuove idee e nuovi progetti. Il futuro è visto da Rosina come una “casa”, dove i giovani sono i “mattoni” essenziali pur con tutte le note problematiche: dalla loro carenza numerica associata alla più alta percentuale in Italia di neet (giovani che non lavorano né studiano) fino al fenomeno del trasferimento all’estero di molti giovani alla ricerca di opportunità che non trovano in Italia. Un Paese, il nostro, dove sono costretti ad aspettare  perché etichettati come “non pronti” ad essere inseriti nel mondo del lavoro e delle professioni. «Non chiederti quale futuro ti aspetta – afferma Rosina rivolgendosi ai giovani -, ma chiediti cosa vuoi dal futuro e comincia da oggi a costruirlo».

Le storie concrete esposte durante l’incontro di Trieste hanno mostrato l’esistenza di un terreno fertile per una comunità generativa di sogni ponendo in evidenza l’importanza della collaborazione tra giovani e adulti come sottolineato dal Forum delle associazioni familiari a partire dal presidente Adriano Bordignon e da Davide Pellini, Giovanni Gallo e Cristina Riccardi. Il Progetto Fosbury è in linea con l’urgenza posta dalle Settimane sociali di andare al cuore della democrazia a partire dalla società come indicato dal presidente Mattarella e da papa Francesco.

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