Il progetto Davka e la Shoah

Giornata della memoria. Come prevenire che il seme dell’odio possa nuovamente tornare a germogliare?

Oggi viviamo in tempi di virus e non solo per il COVID: anche le notizie, soprattutto quelle false, sono diventati virali e, disgraziatamente, lo è diventato anche l’odio. Pure per questo, acquista sempre più senso celebrare la Giornata della Memoria, considerando che gli ultimi superstiti della tragedia che vuole ricordare ci stanno purtroppo lasciando.

Tuttavia, nel parlare di questa Giornata permane un rischio: quello della banalizzazione. In questi giorni siamo e saremo bombardati su tutti i media da film, documentari e rievocazioni della Shoah. Tutto fino al 27 Gennaio. E dopo? Cosa si fa per prevenire che il seme dell’odio possa nuovamente tornare a germogliare?

Alcuni anni fa, ho deciso di dedicare parte delle energie della mia professione musicale per far sì che il ricordo della Shoah rimanesse vivo. Il mio contributo, però, voleva prevenire una “religione della Shoah”, cioè voleva evitare che, erroneamente, si associasse il popolo ebraico soltanto a questo crimine di cui è stato vittima. Credo fermamente, infatti, che un modo alternativo per combattere l’odio sia la conoscenza e la cultura, al di là della doverosa e necessaria conservazione della memoria di un dramma che ha riguardato il mondo intero.

È con questo spirito che ho ideato lo spettacolo musicale Anche gli elefanti leggono i tarocchi, un vero e proprio viaggio virtuale nella storia delle diaspore ebraiche che narra come la Shoah fu soltanto l’apice terrificante di una serie di persecuzioni subite dal mio popolo nel corso delle generazioni. Gli elefanti, infatti, sono tipicamente animali dalla proverbiale memoria. E i tarocchi? Il paradosso l’ho creato con l’intenzione di far vedere come, oltre al ricordo del passato, ci sia bisogno di guardare avanti, alle sfide sempre nuove che il futuro ci riserva.

È per questo che lo spettacolo si evolve dal ricordo delle tragedie subite, spostando l’attenzione su come il popolo ebraico ha sempre cercato di superarne il trauma, per cercare di riappropriarsi di quell’identità che gli era stata brutalmente portata via.

Nello spettacolo, la memoria della persecuzione lascia spazio alla rinnovata partecipazione alla vita comunitaria, allo Shabbat, alle feste, consentendo al pubblico di conoscere più da vicino la cultura e le tradizioni del mio popolo, in un’esperienza che allontana dalla “comfort zone” del preconcetto attraverso la conoscenza reciproca, l’incontro, l’amicizia e la musica. Uno degli elementi che cerco spesso di raccontare nei miei spettacoli è l’unicità della Shoah.

Questo crimine fu sicuramente il culmine di una cultura dell’odio antiebraico presente nel corso dei secoli e ha avuto alcuni elementi in comune a tragedie analoghe che hanno colpito altri popoli. Tuttavia, l’applicazione rigorosa di una pianificazione scientifica per l’eliminazione di un popolo rappresenta un unicum nella storia del mondo. Inoltre, è bene sempre ricordare che, nonostante la Shoah sia avvenuta durante la Seconda guerra mondiale, non fu parte di un contesto esclusivamente bellico o militare ma, drammaticamente, fu il lucido progetto di sopraffazione ed eliminazione di innocenti, di un intero popolo per il solo fatto di essere considerati “diverso”.

Nonostante il poco tempo trascorso, c’è ancora chi, senza vergogna, propugna idee di questo tipo. Il web è pieno, su social e siti, di pagine che inneggiano all’odio razziale e ai valori del nazifascismo. A questi si associano anche i negazionisti, che vorrebbero sminuire o negare del tutto lo sterminio della Shoah. Per questo è necessaria la Memoria! Perché, come diceva il filosofo spagnolo George Santayana, chi non conosce la storia è condannato a ripeterla.

In questa straordinaria attività mi avvalgo della collaborazione preziosa di alcuni musicisti che il Signore ha voluto fossero di diverso orientamento spirituale e religioso: cattolici, protestanti, buddisti, musulmani e anche non credenti, mi accompagnano sui palcoscenici di tante città europee, testimoniando concretamente la possibilità di stare insieme in armonia.

In questo periodo di limitata attività concertistica a causa della pandemia, due di loro – Luana Mariani e Alessandro Cerri –, mi stanno aiutando, anche riarrangiando i brani per renderli fruibili nelle nuove modalità in streaming.

Insieme stiamo cercando di rimanere vicino al nostro pubblico, per coltivare la speranza che alla fine del tunnel possa tornare a splendere la luce della Vita.

Per seguirci: www.facebook.com/davkaproject e www.youtube.com/progettodavka

 

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