Profughi: solidarietà in affanno
Due anni fa la signora Maria Makrogianni e il suo compagno Michalis Georgalis hanno aperto le loro braccia ai profughi che arrivavano all’isola di Samos offrendo un piatto da mangiare nella loro taverna, il loro affetto e il loro spirito di comprensione. Questo rapporto che andava oltre la solidarietà è stato sviluppato ed è arrivato al punto di diventare un rapporto “madre-figli”. Per le famiglie dei profughi la signora Maria è diventata un punto di riferimento. Uomini, donne e bambini hanno cominciato a chiamare la signora Maria “mamma” e lei ha accettato sentendo in fondo al suo cuore che tutte quelle anime erano davvero dei suoi figli.
Presto, però, sono cominciati i problemi, visto che molti dalla comunità locale non hanno visto questo rapporto sotto l’angolo di visuale della signora Maria e del suo compagno. Minacce e bullismo sono entrati nella vita quotidiana della coppia. Inoltre la coppia ha cominciato a perdere parte della sua clientela. Le famiglie dei profughi hanno capito che la loro presenza creava problemi alla loro “mamma” e hanno così smesso di recarsi alla taverna. Anche in questo caso, la signora Maria, come una vera mamma, ha cominciato a cercare i suoi “figli” al porto o in altri posti e ha continuato ad offrire loro quello che poteva.
Ma nemmeno questo ha soddisfatto i fanatici. Alcuni della comunità non si sono limitati al bullismo e alle minacce cominciando attacchi alla taverna, dopo di che la coppia è stata costretta a chiuderla. Ma non ha chiuso le braccia ai profughi. La casa della coppia è diventata il nuovo punto di riferimento dove le famiglie dei profughi trovavano non solo da mangiare ma tenerezza e amore, quello che va oltre l’elemosina e la solidarietà. I profughi si sono sentiti di offrire anch’essi qualcosa comprendendo che le entrate della coppia, dopo la chiusura della taverna, erano diminuite seriamente.
Così, insieme con la coppia hanno trovato una soluzione: la signora Maria ha concesso loro un pezzo di terra dove i profughi hanno cominciato a coltivare legumi e frutta, mangiando così quello che producevano. Ma la loro attività non si è limitata alla coltivazione di legumi e frutta. Come un desiderio d’affetto verso la società e per rispetto all’Isola di Pitagora che li ospitava, i “figli” della signora Maria hanno deciso di pulire la spiaggia e la via centrale in vista della Pasqua. Ma nemmeno questo è stato accettato dai fanatici. Alcuni vicini hanno in effetti chiamato la polizia. Che dire se non che i problemi della coppia e dei suoi “figli” continuano, ma che ormai niente può cambiare il legame sviluppato tra di loro?
Il mese prossimo la coppia sarà premiata al Festival “Mediterraneo Downtown” a Firenze. Sarà un riconoscimento per la generosità della coppia e una soddisfazione dopo tutto quello che hanno passato e continuano a passare. Però la vera soddisfazione per la coppia sarebbe quella di vedere un cambiamento dalla parte della comunità dell’isola, una comunità che all’inizio della crisi dei profughi li ha accolti bene, ma che più tardi si è stancata a causa dei problemi emersi e dell’atteggiamento e del comportamento violento di alcuni profughi, anche loro stanchi delle condizioni di vita precarie, delle procedure lente, delle frontiere chiuse e dell’annullamento delle loro speranze.
Due anni fa un comportamento simile a quello della coppia era la regola, ma purtroppo ormai è l’eccezione. Ma non sono stati solo i fanatici e i razzisti a creare questa situazione. Anche la gente normale è ormai stanca e vedendo l’economia dell’isola distrutta nei fatti dall’emergenza migranti e dalla crisi economica precedente non attacca ma nemmeno aiuta e anche quando lo fa non va oltre l’elemosina.
Si sa che la vera causa della crisi dei profughi, cioè la guerra, non sarà affrontata nell’immediato futuro. Ma si può forse sperare che le parti coinvolte nella gestione della crisi non dimentichino la crisi dei rifugiati in Europa. Soprattutto nei Paesi più sofferenti.