Profili di vita

Due studenti con esigenze forti, che non si adeguano passivamente alla cultura imposta.
Articolo

Carlos (Torreon, Coahuila – Messico).

 

«Durante il corso di laurea in ingegneria dei sistemi elettronici sono andato in Giappone per uno stage di un anno e sono rimasto colpito dalla diversità tra la loro cultura e la mia. Diversa ma anche complementare, per cui poteva essere utile per entrambi una conoscenza ed integrazione.

«Tornato a casa, ho allora fondato una piccola azienda per far conoscere lingua e cultura giapponese in alcune università e aziende. Invitavo alcuni  giapponesi a collaborare al progetto per favorire questa interazione reciproca. Nello stesso periodo ho iniziato un master in amministrazione, ma le tecniche che mi insegnavano non mi aiutavano a creare questa nuova cultura; mancava l’attenzione alla persona, che cercavo perché l’integrazione tra culture diverse diventasse ricchezza anche per la vita di un’azienda.

«In quel periodo ho conosciuto l’Economia di Comunione e per due anni ho cercato di metterla in pratica, senza però riuscire bene a capire come fare. Alla fine ho deciso di chiudere la mia azienda e andare sei mesi in Brasile per conoscere direttamente alcune di queste realizzazioni. Alla mariapoli Ginetta, lavorando insieme ad alcuni imprenditori di Economia di Comunione, ho compreso soprattutto che per realizzare questa nuova cultura per prima cosa dovevo cambiare me stesso. Quando ho sentito parlare di Sophia, ho pensato che potesse essere l’occasione giusta per me e, attraverso scelte anche non facili, ho deciso di venire qui per due anni a formarmi.

«Il fatto di lasciare tutto e venire a Sophia dipende dal progetto di vita che ognuno ha: è un’università diversa, perché si imparano non solo tecniche di economia, politica o professionali, ma anche di vita, come relazionarsi, come formarsi persona in funzione degli altri.

«È interessante che a Sophia, siccome ogni giorno imparo nuove cose, cambia la mia visione del futuro; quello che penso adesso è molto diverso da quello che pensavo sei mesi fa. Voglio aiutare lo sviluppo economico, in questo nuovo modo di fare economia, ma sono comunque aperto a quello che la vita mi chiederà».

 

Laura (Torino – Italia)

 

«La mia aspirazione è sempre stata la carriera artistica, il teatro, ma per avere una base più sicura per il lavoro mi sono laureata in economia. L’esigenza di una formazione umanistica era però forte in me, per cui mi sono iscritta alla facoltà di lettere e filosofia, con indirizzo in comunicazione di massa e multimediale. Tra tutte le specializzazioni era quella che sentivo più vicina, anche perché penso che la comunicazione sia una valida prospettiva di interpretazione della società di oggi.

«Durante i due anni di specializzazione, ho capito che la mia strada poteva essere la carriera universitaria, sempre però portando avanti la dimensione del teatro, per me essenziale. Si tratta di “teatro fisico”, dove non si usano le parole, ma si comunica solo attraverso il corpo; questo mi ha sempre fatto riflettere sulle potenzialità di comunicazione dell’uomo e di come, nel rapporto con l’altro, sempre diciamo anche senza parlare.

«Al momento di iniziare il dottorato, mi sono però sentita non pronta: i due anni di studio della filosofia mi avevano molto segnato: i professori quasi tutti atei, la mancanza di rapporti veri e l’isolamento di ogni materia dalle altre, tanti blocchi a sé. Mi sono detta: se sarò una professoressa non voglio fare così, i miei alunni dovranno uscire dall’aula dicendo: “È stato proprio un bel momento”. Ma come fare per prepararmi? Ho sentito parlare di Sophia e mi è stato subito chiaro che era questa la mia strada.

«Lasciare le cose a cui sei affezionata provoca dolore, ma si riceve molto, ma molto di più di quello che si lascia. In questo anno, Sophia mi ha dato una preparazione che comprenderò soltanto con gli anni: anzitutto professionalmente, una forza per accedere al dottorato che non avrei mai avuto in altri modi, e in più una preparazione umana che, qualunque cosa farò, mi servirà. Mi ha cambiato anche dentro. Per esempio prima “credevo” di credere in Dio, mentre ora, come dico sempre alla mia famiglia e ai miei amici, ho visto concretamente incarnata la cultura dell’unità, nella relazione tra noi studenti, e tra noi e i professori. Possiamo veramente cambiare il mondo. Dopo l’anno passato qui a Loppiano, in estate preparerò il dottorato e poi cercherò di entrare in università come ricercatrice».

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