Processo Pfas, associazioni in presidio al tribunale di Vicenza

Venerdì 7 febbraio le Mamme No Pfas, insieme a molte altre associazioni e sindacati, si portano davanti al tribunale di Vicenza fino a sabato 8 per continuare nella loro richiesta di giustizia
Una manifestazione No Pfas, foto Federico Bevilacqua, archivio pfasland

Oltre 24 ore – dalle 10 di venerdì 7 febbraio alle 17 di sabato 8 – davanti al tribunale di Vicenza per chiedere, una volta di più, giustizia: è questo l’intento del presidio promosso dalle Mamme No Pfas, e a cui hanno aderito numerose associazioni (tra cui Legambiente, Greenpeace, Italia Nostra) e sindacati. L’occasione è un nuovo passaggio (la requisitoria dei pubblici ministeri) del procedimento giudiziario, che si avvia ormai verso la fine, che vede implicati 18 manager dell’ex Miteni e delle aziende che si sono poi succedute; e che vuole appurare, dopo decenni, le responsabilità relative all’inquinamento da Pfas delle acque di una vasta area tra le province di Vicenza, Padova e Verona. Hanno annunciato la loro presenza nel corso delle due giornate diversi sindaci della zona e anche il vescovo di Vicenza, mons. Giuliano Brugnotto.

«Ci ritroviamo qui in presidio, alla vigilia della conclusione del processo Pfas Miteni, per chiedere con forza giustizia per fatti incontestabili e diritti negati – scrivono gli organizzatori nel comunicato diramato all’inizio del presidio -: innanzitutto il diritto ad una vita e ad un futuro in salute per noi e per i nostri figli, il diritto all’acqua pulita e al cibo sano, il diritto al lavoro in ambienti che ci permettano di guadagnarci da vivere senza doverci ammalare o morire e il diritto ad un ambiente sano e sicuro. La conclusione di questo processo deve tener conto che la nostra falda è stata irrimediabilmente avvelenata, a nostro parere consapevolmente, dai responsabili di questo disastro. A tal proposito, denunciamo che pochissimo è stato fatto affinché la contaminazione proveniente dal sito Miteni finisca di inquinare la falda sottostante e di conseguenza i territori che da questa falda vengono attraversati. Confidiamo che le conclusioni a cui si arriverà in questa corte d’Assise servano a riconoscere quanto ci è stato tolto in tutti questi anni di tragica contaminazione. Tutti i poteri pubblici, politici, amministrativi e giurisdizionali, sono chiamati a garantire il rispetto dell’art. 41 della Costituzione per cui l’iniziativa economica non può svolgersi in danno della salute e dell’ambiente».

«La sentenza è prevista per la primavera, e non è scontata – osserva Anna Maria Panarotto, una delle Mamme No Pfas -. È un processo a cui guardano da tutta Italia perché è il primo per inquinamento delle acque, e potrebbe quindi costituire la molla per farne partire altri. Noi non vogliamo fare barricate, stiamo incontrando tanti sindaci e istituzioni per dire che il cambiamento lo si fa insieme, non con le contrapposizioni; però vogliamo anche ribadire il valore della giustizia, del prendere atto che qualcosa di sbagliato è accaduto e che ci sono state in questo delle responsabilità di cui si è chiamati a rispondere. Altrimenti sarebbe come se, vedendo un figlio che fa qualcosa di sbagliato, si facesse finta di niente: no, il male ha delle conseguenze e vanno riconosciute».

Panarotto sottolinea la folta partecipazione: «Hanno aderito tante associazioni attive nel sociale a vario titolo; i sindacati, e ricordiamo che i lavoratori sono stati tra quelli che hanno pagato più pesantemente per l’inquinamento da Pfas. Lo stesso sindaco di Vicenza, che abbiamo incontrato a inizio settimana, ha mostrato interesse per la nostra iniziativa».

L’appuntamento è quindi da venerdì 7 febbraio alle 10 a sabato 8 febbraio alle 17.

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