Privacy, privilegi e privazioni
A proposito di libertà.
Alcuni fatti accaduti nelle ultime settimane hanno attirato l’attenzione dell’opinione pubblica. Innanzitutto la questione della legge sulle intercettazioni, telefoniche e ambientali che, allo scopo di regolare una materia che pur andava ordinata per via della fuga di notizie e della violazione della riservatezza, ha finito col diventare una legge di restrizione delle libertà di stampa e un intralcio alle indagini della magistratura. Una questione di libertà.
S’è poi registrato un problema sollevato dalla recente manovra finanziaria e da alcuni atti istituzionali degli ultimi giorni, come ad esempio la decisione di non intaccare gli stipendi d’oro dei massimi funzionari statali, il più delle volte, va detto, “politici” più che “istituzionali”: la gente si va ancora una volta convincendo che i sacrifici imposti dalla crisi sono scaricati come sempre sui meno abbienti, o perlomeno sul ceto medio, risparmiando potenti e ricchi. Risparmiare va fatto, d’accordo, ma tutti, proporzionalmente alla propria ricchezza. Una questione di uguaglianza.
Terzo fatto: Bob Geldorf, musicista noto per Live-Aid, e altre Ong hanno stigmatizzato l’Italia, perché il nostro Paese non avrebbe versato quanto promesso al summit G8 di Gleneagles: Berlusconi si era impegnato a destinare lo 0,51 per cento del Pil entro il 2013 a favore dell’Africa. Invece siamo tornati indietro, addirittura al 6 per cento in meno del 2004, mentre tutti gli altri membri del G8 hanno mantenuto le promesse, e hanno aumentato i loro contributi del 61 per cento. Vecchio vizio italico, si promette e non si mantiene. Una questione di fraternità.
Le tre colonne della democrazia, secondo la più tradizionale delle classificazioni politologiche moderne, sembrano venire attaccate sul nostro suolo patrio da decisioni politiche poco lungimiranti. Pare che a tanti nostri governanti non stiano tanto a cuore la libertà, ma la privacy; non l’uguaglianza, ma il privilegio; non la fraternità ma la privazione (altrui). Non il bene comune ma quello individuale. È una logica in fondo poco lungimirante e poco evangelica.
Serve il coraggio, a tutti, di cooperare perché i tre pilastri del convivere democratico siano curati e non vilipesi, ben interpretati e regolati. Serve soprattutto mettere l’attenzione sul terzo pilastro, la fraternità, in particolare nei rapporti politici: se la libertà sembra infatti avere connotati “più di destra” e l’uguaglianza connotati “più di sinistra”, la fraternità non è e non può essere né di destra né di sinistra. E, sola, può valorizzare appieno sia libertà che uguaglianza.