Il primo ministro sfugge a un attentato

Abiy Ahmed si è salvato da un attacco sabato scorso, nel corso di una manifestazione nella capitale Addis Abeba
Abiy Ahmed, primo ministro Etiopia

Di fronte a decine di migliaia di persone riunite in piazza Meskel, il primo ministro etiopico Abiy Ahmed aveva appena finito il suo discorso e aveva salutato la folla quando una granata è esplosa dinanzi a lui, provocando un movimento di folla verso la piattaforma e scene di panico. Il bilancio registra almeno 83 feriti, sei dei quali in gravi condizioni. In un primo momento, lo stesso primo ministro aveva denunciato diversi decessi, prima però di correggersi tramite una dichiarazione del segretario generale del governo, Fitsum Arega.

Per Abiy Ahmed, questo attacco è stato «un tentativo fallito di forze che non vogliono un’Etiopia unita». Secondo uno degli organizzatori della manifestazione, la granata è stata lanciata sul podio. Un secondo testimone ha detto che il primo ministro è stato immediatamente evacuato dalle sue guardie del corpo, mentre secondo un terzo l’assalitore è stato gettato a terra dagli ufficiali di polizia prima che la granata esplodesse.

Sia come sia, l’attentato riporta in primo piano le tensioni profonde che dividono l’Etiopia. Il nuovo primo ministro, che aveva prestato giuramento solo all’inizio di aprile, è il primo membro del gruppo etnico oromo a salire al timone di questo Paese di oltre 100 milioni di abitanti. È leader del partito dell’etnia oromo (Oromo People Democratic Organisation), la più diffusa nel Paese, ma anche la più marginalizzata. Abiy Ahmed Ali, ex generale di 41 anni, è il successore di Hailemariam Desalegn, che ha lasciato il potere per sostenere la nuova ondata di riforme proposta da Abiy Ahmed.

Da quando è arrivato al potere, Abiy si è particolarmente distinto nel suo desiderio di avvicinarsi al vicino e fratello, nemico da lungo tempo, cioè l’Eritrea. Durante questo mese di giugno, il primo ministro ha sorpreso gli etiopi dichiarando la sua disponibilità a dare piena attuazione all’accordo di pace con l’Eritrea dopo due anni di combattimenti tra il 1998 e il 2000. D’altronde la sua formazione – viene da una famiglia musulmana ma con nonni cristiani e musulmani – lo ha portato ha seguire attentamente il dialogo interreligioso e le strategie di risoluzione dei conflitti.

Quello di sabato scorso è stato il primo discorso pubblico di Abiy ad Addis Abeba da quando è stato nominato ad aprile. Ne aveva tenuti numerosi in provincia, e questo doveva essere il più simbolico della sua campagna per spiegare le sue riforme.

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