Primo giorno di scuola con Casimiro

La maestra Laura è stata in vacanza a Salisburgo e si è innamorata di quella città dove agli adulti, ma anche a molti bambini che la visitano, ogni gradino sembra una nota musicale e dove i giardini sembrano concerti… Infatti ad ogni angolo un musicista ti invita ad ascoltare per ricordarti che la musica è un linguaggio che tutti possono capire, per sognare, emozionarsi o divertirsi… La maestra Laura un giorno si è incantata ad ascoltare un trio davvero particolare: quei musicisti, probabilmente provenienti dalla Russia, con le loro fisarmoniche e le balalaiche, trascinavano una folla numerosa e cosmopolita in un ritmo vorticoso. Fu allora che, pur fra quelle note dirompenti, si fece largo la voce sottile e misteriosa di una donnina, che costrinse Laura a voltarsi e a prestare attenzione al crocchio di bambini fermi nella viuzza, davanti alla casa natale di Mozart. Casimiro, saluta tutti i bambini, avanti, non fare il timidone…. Laura si avvicinò, non sapeva molto bene il tedesco, ma fin lì, qualcosa aveva capito. La donna indossava un semplice vestito tirolese bianco e blu e aveva uno sguardo misterioso, era piccola con i capelli raccolti in due trecce annodate sulla nuca. Più la guardava e più Laura ripensava alla fata di una storia che la nonna le leggeva sempre da piccola, mostrandole i disegni di un antico libro di fiabe. Infatti, anche la venditrice di giocattoli portava sulle spalle una gerla, da cui spuntavano molte marionette di legno, con il berretto verde e la piuma rossa, la stessa che ondeggiava sulla testa dell’uccello. All’improvviso Casimiro alzò il becco e fissò gli occhi di Laura. Oh, guarda che bella signorina!, stava dicendo sempre in tedesco la donna. Su, salutala… fai un bell’inchino… . Casimiro fece la riverenza piegando il collo e le zampe e agitando la bella coda rossa e Laura si lasciò scappare un CIAO! Oh, è italiana… buon giorno: vuole un Casimiro da portarsi a casa, in Italia?, chiese un po’ a stento la donna, ma con una grazia aristocratica, degna del palco di un concerto… Laura sorrise, guardò quella marionetta snodata che, azionata da quattro fili,muoveva le zampe a pallini, la testa, la coda, imitando tutte le movenze tipiche di un uccello dalle lunghe zampe, forse uno struzzo: con il becco si grattava, beccava, camminando o correndo osservava intorno a sé, annuiva o scuoteva inesorabile il capo, batteva il tempo con le zampe non palmate ma piatte, come i piatti di una orchestra… e diceva tutto ciò che voleva la sua padrona! …E Laura si vide in classe con i suoi venticinque scolari, pronti alla partenza del nuovo anno scolastico, a settembre, in compagnia di Casimiro… Così allungò il denaro, fotografò la donnina e si mise in borsa la marionetta. La maestra Laura fece molte prove a casa e gli amici dissero che Salisburgo l’aveva un po’ stregata, se si divertiva con quel giocattolo di altri tempi. Ma poi tutti provarono ad animare Casimiro, divertendosi tantissimo! Eppure erano distinti signori e seriose signore dalle professioni importanti! Arrivò il primo giorno di scuola e Laura, salutando i suoi scolaretti, sfilò Casimiro dal borsone. Una cinquantina di occhi s’illuminarono. C’era chi aveva spalancato la bocca per la sorpresa e si era di- menticato di richiuderla e chi non si preoccupava di aver perso qualche dentino e mostrava una incompleta dentatura in un bel sorriso. Oh, quanti bambini! esordì Casimiro in un italiano perfetto. Laura sbalordita guardò la marionetta: stava parlando, non era possibile! Casimiro la guardò, scuotendo il capo, con comprensione: Eh, sì, signorina Laura, mi hanno fatto un po’ speciale. Quando entro in una scuola posso anche parlare! Bello no?. Laura cercava di intervenire sui fili, ma, niente da fare, Casimiro si era reso assolutamente indipendente! Non le avrebbero creduto, se lo avesse raccontato, ma poi lei ripensò alla donnina che assomigliava alla fata della favola della nonna. Quanti occhi bellissimi: azzurri, neri, verdi, a mandorla! Ma qui veniamo da tutto il mondo! Gruss gott, bambini! Ciao!. CIAOOO! Risposero in coro i venticinque, elettrizzati, ma composti dalla solennità della sorpresa. E tu? riprese Casimiro rivolgendo piume e becco verso un biondino silenzioso, rimasto seduto in un angolo. Laura controllò il registro: misericordia! Non si era accorta che c’era un nuovo bambino: ventisei alunni, erano ventisei! Casimiro ticchettando a ritmo di rap, saltò giù dalla cattedra trascinandosi fili e impugnatura e si avvicinò al bambino. Lui è Sebastian, è arrivato ieri dalla Romania, abita vicino a me e non sa ancora l’italiano! spiegò uno degli scolari. Benvenuto fra noi! disse Laura prendendolo per mano. Ancora increduli tutti si avvicinarono. Benvenuto anche a te, Casimiro! riprese coraggio la maestra. Grazie! rispose Casimiro. Grrazzie… ripetè Sebastian. Allora Casimiro parlò ai bambini: Dunque… io dico che sono contento di stare qui con voi e che quest’anno ci divertiremo molto e impareremo insieme a… volerci bene… e qui Casimiro guardò la maestra che gli fece un cenno d’ assenso, … a raccontarci quello che ci succede o che proviamo senza timore altro ok di assenso della maestra, se qualcuno ha dei problemi lo aiuteremo a superarli e se ci capiterà di litigare, impareremo a perdonare !. E guardò Laura che era soddisfatta, mentre i bambini annuivano e qualcuno batteva il cinque con il compagno vicino. Giocheremo sempre, sempre… a quel punto gli scolari guardarono preoccupati la maestra che tossicchiava e Casimiro si corresse… volevo dire… che studieremo insieme e impareremo molte cose interessanti… forse qualcuna un po’ noiosa…. Laura fece finta di non aver sentito, ma qualcuno aveva annuito vistosamente. E sono sicuro che tutti ci aiuteremo a imparare presto e bene, così la maestra ci farà fare dei lunghi intervalli e ci leggerà tante storie!. EVVIVA CASIMIRO urlarono i bambini! Laura era un po’ preoccupata e disse: Piano, piano… potrebbe sentire il preside. Infatti qualcuno stava entrando. Era lui, il preside. Laura non fece in tempo a nascondere Casimiro e per un momento temette il peggio. Buuon gioorno, signor preside salutarono i bambini. Benvenuto, anch’io faccio parte della classe!, lo accolse Casimiro. Ecco: il peggio era arrivato! Il preside guardò interrogativamente l’insegnante che tentò di spiegare, ma cosa avrebbe potuto dire? …Che si era portata dalle vacanze una marionetta pensante e parlante? …Beh, non è poi così male il vostro preside – sentenziò Casimiro -: sguardo severo, ma buono, baffetti simpatici… Evviva il preside, ci aiuterà a diventare ragazzi davvero in gamba! Piacere di conoscerla: io mi chiamo Casimiro!. Il preside scoppiò in una risata fragorosa e a stento riuscì a spiegare: Oh, signorina Laura, pensi che anch’io mi chiamo Casimiro! Nessuno lo sapeva, qui a scuola, vero? Ah, ah, ah… Continui pure la sua incredibile lezione, lei sa coinvolgere davvero i bambini! Ah, ah, ah…. E uscì perché forse riteneva poco dignitoso ridere così davanti agli scolari, forse perché voleva togliere dall’imbarazzo l’insegnante… Forse perché una buona risata gli stava facendo bene e non voleva neppure informarsi cosa ci facesse una marionetta-Casimiro parlante con così buoni propositi, in una classe della sua scuola! Laura tirò un sospiro di sollievo e solo allora si accorse che tutti i bambini erano felici davvero e avevano già incominciato a presentarsi a Sebastian, il nuovo alunno. Ciao, io sono Carlo, benvenuto qui fra noi, vuoi venire in banco con me?. Era il primo giorno di scuola, ma tutti l’avrebbero ricordato come il giorno di Casimiro!

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