Primi conti a metà festival
Al lido sbarca Al Pacino, col suo Salomè. Oltre al glamour e alle stelle, un festival ricco di convegni, incontri, scambi e conoscenze
Non è male questa edizione, a giudicare da ciò che si è visto. Oltre al glamour, alle stelle e stelline (non molte per la verità) e alla consueta mondanità notturna, il festival propone convegni, incontri, scambi, conoscenze. Insomma, un mondo che, nonostante tutto, si muove. Con risvolti comici, come quando Al Pacino, per sfuggire ai fotografi, si infila alla presentazione di un libro e se ne ascolta la conclusione. Per poi subirsi l’assalto dei fotorepoter che rintracciatolo, seminano una allegra confusione tra i presenti……Anche questa è Venezia!
Passiamo ai film. Divide Terraferma di Emanuele Crialese, film italiano molto atteso. Girato a Lampedusa, mette insieme denuncia sociale (la paura di accogliere i l diverso e chi rischia invece per l’accoglienza), lo stato presente con rigidità, la fine del mondo dei pescatori, la tradizione di valori fondanti come i l rispetto e l’accoglienza, oggi dimenticati “in nome della legge” o dell’egoismo. Ed una fotografia di bellissima poesia che esplora il mare, le sue creature con tocchi di autentica ispirazione. L’anima di Crialese è quella di un poeta e forse l’aver dato troppo corso alla denuncia l’ha un poco adombrata. Di qui il dislivello tra le parti di un film che vuol dire molto, mentre sarebbe stato preferibile puntare ad un unico messaggio e a dare maggior consistenza alla storia.
Da non perdere invece, se mai arriveranno nelle sale, due bei prodotti: l’iraniano Le poulet aux prunes di Marjane Satrapi, favola d’amore e di perdono nella Teheran degli anni cinquanta-sessanta, e A simple life del cantonese Ann Hui, vicenda di una donna di servizio e della sua capacità d’amore anche in una casa di riposo per anziani.
Sugli scudi (speriamo vinca dei premi) Dark Horse di Todd Solondz. Il quale indaga gli intrecci familiari nel rapporto con un figlio Peter Pan alla ricerca di affetto. È il filo rosso dei rapporti quello che lega questo film ma anche, a ben vedere, tutto il festival.
Come lo dice, col suo geniale gigioneggiare Al Pacino presentando una versione teatrale della Salomè di Wilde. Grande lezione attoriale, ma anche indagine per nulla banale sulla qualità dei rapporti interpersonali nel lavoro e in famiglia.